Giustizia & Impunità

Così un piccolo pezzo prodotto a Brindisi ha messo a rischio i voli su aerei Boeing: l’effetto farfalla scoperto anche con consulenze e Fbi

Un minuscolo pezzo prodotto in una piccola fabbrica nella zona industriale di Brindisi ha rischiato di scatenare un grande disastro aereo dall’altra parte del mondo. C’è un’azienda italiana che ha messo a repentaglio la sicurezza di quasi mezzo migliaio di vettori di Boeing che hanno volato sui cieli di mezzo mondo perché fabbricava componenti con […]

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Un minuscolo pezzo prodotto in una piccola fabbrica nella zona industriale di Brindisi ha rischiato di scatenare un grande disastro aereo dall’altra parte del mondo. C’è un’azienda italiana che ha messo a repentaglio la sicurezza di quasi mezzo migliaio di vettori di Boeing che hanno volato sui cieli di mezzo mondo perché fabbricava componenti con materiali non conformi e quindi con proprietà di resistenza “largamente inferiori” agli standard provocando un “pericolo di cedimento” che avrebbe potuto comportare il “collasso” anche del pavimento. È un mirabile riassunto dell’effetto farfalla quello che la procura di Brindisi sostiene al termine di un’inchiesta alla quale ha collaborato anche l’autorità giudiziaria degli Stati Uniti.

Nei cieli di mezzo pianeta hanno volato 477 Boeing 787 Dreamliner che – ad avviso del pubblico ministero Giuseppe De Nozza – montavano 4.829 componenti in titanio commercialmente puro “risultati non conformi” poiché diversi dalla pattuita lega specifica e altri 1.158 componenti prodotti in lega di alluminio “non certificato”. Tutti avevano “proprietà di resistenza strutturale, sia statica che a fatica (e di costo d’acquisto), largamente inferiori” a quanto previsto dal contratto e quindi in condizioni di stress, soprattutto in caso di atterraggio di emergenza, esisteva un pericolo di collasso per il pavimento passeggeri della fusoliera.

Al centro dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza ci sono due società – la Processi Speciali e la Manifacturing Process Specification – che fornivano due componenti a Leonardo, incaricata da Boeing di produrre pezzi della fusoliera del Dreamliner, uno dei vettori più avanzati del colosso internazionale. Sono indagate insieme a 7 persone, a iniziare dai proprietari Antonio e Vincenzo Ingrosso, per attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in commercio con l’aggravante di aver fornito i pezzi “unitamente alla falsa attestazione di conformità alle specifiche di progetto”.

Una prima svolta nell’indagine si era avuta nel 2021, quando De Nozza aveva chiesto e ottenuto il sequestro dei pezzi al centro degli accertamenti. Alla base delle convinzioni dell’accusa ci sono due consulenze tecniche, una redatta dagli ufficiali dell’Aeronatuica Manuele Bernabei e Guido Zucca e l’altra dagli ingegneri dell’Enac Paolo Privitera e Annamaria Dallan. All’inchiesta hanno partecipato anche il Dipartimento di giustizia americano e gli agenti dell’Fbi, chiamati in causa per la richiesta di rogatoria avanzata dalla procura brindisina: le autorità statunitensi hanno raccolto le dichiarazioni di tre dirigenti della Boeing e di un funzionario della Federal Aviation Administration, confluite nel fascicolo del pubblico ministero.

X: @andtundo