Politica

La guerra sta diventando il pane quotidiano dell’Occidente: la pace torni al centro

Nei capitoli finali di uno dei suoi capolavori, La montagna incantata, Thomas Mann descrive come il precipitare verso la Prima Guerra mondiale sia punteggiato dall’esplodere di una microconflittualità che si estende in modo inquietante anche ad episodi apparentemente banali. Impossibile non cogliere angosciose analogie vuol momento attuale. La disgregazione politica e sociale avanza a passi di gigante in Italia. Ogni forza politica, nessuna esclusa, è in preda a lotte intestine condotte esclusivamente all’insegna della competizione tra piccoli gruppi autoreferenziali quanto avidi del potere centrale e locale.

Parallelamente le istituzioni, spronate dal governo Meloni si avviano verso una torsione autoritaria senza precedenti, escogitata in buona misura proprio per impedire alla società di ribellarsi di fronte alla prospettiva di una guerra permanente e che ogni giorno di più minaccia di slittare nell’abisso della catastrofe globale.

La manifestazione di sabato 5 ottobre costituisce un esempio lampante di questa logica. L’improvvida decisione, imposta dal ministri degli interni Piantedosi alla Questura di Roma e alla DIGOS, di vietare ad ogni costo l’effettuazione del corteo, ha preparato il terreno di coltura per lo scontro scelto da una ristretta minoranza dei manifestanti. Evidentemente al governo faceva comodo che una manifestazione pacifica si trasformasse in uno scontro insensato. Irresponsabilmente i media più diffusi, colla solita lodevole eccezione del Fatto, continuano a ciurlare nel manico, continuando fra l’altro a propalare l’inammissibile confusione tra antisionismo e antisemitismo, tanto più inammissibile nel momento in cui importanti settori del mondo ebraico esprimono crescente dissenso dalla politica genocida di Netanyahu e dei suoi accoliti.

Una campagna velenosa che produce frutti pericolosi come le inaccettabili diffamazioni e minacce di cui è vittima un lottatore per la libertà dei popoli, costante interlocutore di Papa Francesco, come Luciano Vasapollo, per aver giustamente definito Israele uno Stato terrorista. Il terrorismo di Stato, da Israele all’Ucraina, costituisce d’altronde sempre più un carattere innegabile della reazione inconsulta dell’imperialismo occidentale in crisi.

Nel frattempo il mondo somiglia sempre più a un aereo, con alla guida un pilota impazzito, il premier israeliano in questione, destinato a schiantarsi nei prossimi giorni si di un conflitto dagli esiti imprevedibili tra Israele e Iran.

La guerra sta diventando del resto il pane quotidiano dell’Occidente. Lo vediamo anche in Italia, colla martellante campagna propagandistica dei media che tende a normalizzare nel senso comune di massa la necessità delle crescenti spese militari, a scapito di quelle sociali, e anche della leva militare strutturale e obbligatoria, nella prospettiva del sacrificio collettivo, necessario per salvaguardare le assolutamente non magnifiche e tantomeno progressive sorti dell’ accumulazione capitalistica che straccia democrazia, diritti e la stessa civiltà umana.

Per tentare di ricondurre queste vaste e angosciose problematiche alla banalità del dibattito politico corrente, direi che più che di un inservibile e anzi nocivo campo largo abbiamo bisogno di un campo alternativo che ponga al suo centro la questione della pace, base ineludibile della sopravvivenza dell’Italia e del necessario sviluppo indirizzato alla soddisfazione dei bisogni sociali.

Qualche spunto utile in questo senso mi pare sia offerto dal documento La grande identità: il manifesto del Movimento, redatto da Alfonso Colucci ed altri, che sottolinea giustamente elementi come la lotta alle oligarchie, il rifiuto delle privatizzazioni e la centralità della Costituzione repubblicana, come base programmatica di perdurante attualità. Occorre ad ogni modo spingere per la costruzione di un fronte democratico ampio ed articolato che sappia promuovere un’alternativa netta e complessiva all’attuale fallimentare ceto politico.

La situazione internazionale, più che mai determinante è prioritaria, è caratterizzata come accennato da immensi pericoli ma anche notevoli potenzialità. È bene tuttavia ribadire che tali pericoli potranno essere contrastati e sventati, e tali potenzialità potranno essere sfruttate, solo a condizione di ottenere il disallineamento del nostro Paese dai circoli dominanti dell’Occidente mediante l’uscita dalla Nato e la rifondazione su basi totalmente nuove della dimensione europea.

Si tratta di un obiettivo certamente difficile da conseguire nel breve periodo, ma che deve essere messo all’ordine del giorno per dare un futuro alle giovani generazioni e trasformare in un fattore positivo il ruolo e la posizione geografica di frontiera dell’Italia, che assumendo tale prospettiva potrebbe farsi battistrada di un diverso modo di essere dell’Europa, oggi totalmente soggiogata da Stati Uniti e Nato e le cui sciagurate classi politiche dominanti, Pd compreso, sono demenzialmente pronte a sacrificare i popoli che indegnamente rappresentano sull’altare dell’atlantismo distruttivo e della criminale complicità col sionismo guerrafondaio e genocida. Facendone a pezzi oggi la dignità e domani la stessa esistenza.

Poniamo fine a questa micidiale spirale, riscoprendo la gentilezza e la solidarietà nei rapporti interpersonali ma anche e soprattutto la lotta per un esito diverso.