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Libreria di Milano chiude dopo 7 anni, lo sfogo della titolare: “Città famelica, i costi sono troppo alti. Non voglio chiudere con la tristezza nel cuore”

"Il covo della ladra" abbassa le serrande per sempre e la proprietaria spiega perché

di F. Q.
Libreria di Milano chiude dopo 7 anni, lo sfogo della titolare: “Città famelica, i costi sono troppo alti. Non voglio chiudere con la tristezza nel cuore”

Se da un lato ci sono librerie che vengono letteralmente assalite dai gesti nobili di chi svuota le loro librerie, pagando anche centinaia di euro o migliaia di euro a volte. Dall’altro, si nasconde tutta una rete di librerie sommerse nel limbo tra il farcela e il non farcela.

Il covo della ladra“, la storica libreria di via Padova, a Milano, rientra nella seconda categoria e chiude definitivamente le serrande sette anni dopo l’apertura. “Sono passati ben sette anni in cui la libreria ha condiviso con i suoi lettori molte cose belle, alcune – poche – spiacevoli, ma soprattutto tante buone letture”, è l’inizio di una lettera struggente, quella che la titolare ha voluto condividere su Instagram, spiegando le ragioni dietro una chiusura tanto inaspettata.

“Oggi, però, quel Covo, che per molti è diventato una famiglia, deve fare spazio. – spiega la proprietaria – Abbiamo cercato di essere indipendenti, seppur piccoli; di sgusciare tra le gambe dei Ciclopi che ci circondano, tra la brama di eventi e la corsa a chi arriva prima di questa nostra città famelica; abbiamo cercato di dribblare gli ostacoli in difesa di chi continua – ancora oggi – a dirci che non si fa così, che si fa come fanno tutti. I costi sono troppi; le vendite sembrano non bastare mai, anche quando sono alte e, a tutto ciò, si aggiungono le difficoltà che le tante librerie di Milano possono dirvi, se solo glielo chiedeste. Abbiamo anche pensato, per qualche istante, di cercare di farcela nonostante tutto, ma a quel punto il ‘noì del gruppo che siamo diventati è tornato ad essere un ‘io’, di quella donna, nata libraia, e che ora sta scrivendo questa lettera, da cui tutto questo è partito. E mi sono vista come in quelle scene del naufragio del Titanic, dove l’orchestra continua a suonare mentre l’acqua gelida inghiotte tutto. Ho sentito la responsabilità del gruppo famiglia che siamo diventati in questi anni e, così, ho scelto di non continuare a suonare sino alla fine. Invece, ho scelto di dare spazio a ciò che di bello, di vitale, era nato proprio in libreria”.

Una lettera a cuore aperto, dunque, per la titolare, che è dovuta così scendere a compromessi con le difficoltà economiche che ogni realtà editoriale vive oggigiorno. Ma quelle parole cariche di rabbia e frustrazione non sono un addio, ma un prologo di ripartenza: “Così da gennaio 2025, il Covo della Ladra chiude come libreria, per lasciare spazio alla casa editrice de iDobloni. Diventeremo un ‘noi’ ancora più grande e più esteso; diventeremo ancora più condivisione, ancora più lontani dai pregiudizi, eppure senza mai giudicare chi li esercita. E lo faremo portando avanti le narrazioni che, in quasi due anni di casa editrice, i nostri lettori hanno imparato a conoscere”.

E ancora: “In Via Scutari potrete entrare, così, in casa editrice, scoprire la libreria de iDobloni e seguire il progetto di una piccola biblioteca in cui conserveremo i testi più significativi dei generi che più amiamo. In Via Scutari resteranno gli incontri con gli autori, le cene con spoiler, le interviste e il Gruppo di Lettura: perché sono i lati belli che non vogliamo perdere in questa trasformazione”.

“Quello che non ci sarà più – prosegue – è la Libreria così come abbiamo imparato a conoscerla in sette anni di libri. E non voglio mentirvi dicendo che sarà bello come prima. Non posso saperlo, ma comprendo che ogni trasformazione è spesso dolorosa e incerta, anche se necessaria. Non ci resta che salutarci, in questi ultimi tre mesi di libreria, chiedendovi di aiutarci a ‘chiudere in bellezza’ e, magari, a scegliere il Covo per qualcuno dei vostri libri. Noi ci impegniamo affinché questi siamo mesi di festa, di gioia e di letture. Perché non vogliamo chiudere con la tristezza nel cuore, ma con la felicità di chi sta per partire per un lungo viaggio insieme”.

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