In un articolo a tre firme pubblicato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung nell’edizione on line il 3 ottobre il governatore della Sassonia Michael Kretschmer (Cdu), quello del Brandeburgo Dietmar Woidke (Spd) ed il leader della Cdu in Turingia Mario Voigt hanno richiesto un impegno diretto del governo tedesco nel promuovere colloqui di pace tra Ucraina e Russia. “Vogliamo un ruolo diplomatico più attivo per la Germania in stretto coordinamento con i suoi vicini e partner europei”. Tutti e tre devono corteggiare il Bsw di Sahra Wagenknecht che è emerso dalle urne con un risultato a due cifre, ed ha posto come condizioni imprescindibili da ancorare nei preamboli degli accordi di coalizione la promozione di trattative di pace in Ucraina e il rifiuto al dispiegamento di missili a medio raggio statunitensi. Ambedue temi di politica estera in cui in effetti i Länder non hanno competenza, se non di intervenire nel Bundesrat.

L’intervento sulla Faz è stato affossato dal capo della Cdu Friedrich Merz che ha commentato alla Süddeutsche Zeitung:“L’Ucraina sta lottando per la sua stessa sopravvivenza. Dobbiamo continuare ad aiutarla nel suo stesso interesse. Ci saranno colloqui di pace solo se entrambe le parti saranno pronte”. “La Russia – continua Merz – sarà pronta a colloqui solo quando il regime di Putin si renderà conto che ulteriori azioni militari contro l’Ucraina appaiono senza speranza”. Anche dalle parti dell’Spd il presidente della commissione Esteri in Parlamento, Michael Roth, parla di “scetticismo”. Dura l’eurodeputata della Fdp Agnes Strack-Zimmermann dalla Rheinische Post che ha bollato l’articolo come un “inchinarsi senza spina dorsale dei governatori”. Per la capogruppo dei Verdi Britta Haβelmann la sintesi dell’articolo dei tre leader regionali è “come posso rendermi capace di una coalizione per il Bsw?”. E la diretta interessata? Wagenknecht, da parte sua, sulla Faz ha salutato l’articolo come “un contributo intelligente e pieno di sfumature che si stacca piacevolmente da un dibattito che, con grande atteggiamento morale ruota sempre solo attorno alla questione di quali armi dovrebbero essere consegnate prossimamente, senza mostrare alcuna prospettiva per la fine della guerra”. Anche le segreterie centrali dei partiti dovranno digerire l’atteggiamento dei due governatori e del terzo aspirante per raggiungere la governabilità nei Länder, prima che si corra il rischio di tornare al voto con il rischio di un ulteriore balzo in avanti di Afd e Bsw. Il partito dell’ex dirigente della Linke il 3 ottobre ha portato a manifestare per la pace circa 10mila persone a Berlino.

In verità le posizioni di Kretschmer, Woidke e Voigt non sono nuove: avevano già espresso critiche al continuo riarmo dell’Ucraina. Nel loro articolo, d’altronde, si riconducono comunque alla Carta delle Nazioni Unite che ammette il diritto di difesa armata dell’Ucraina ed al Memorandum di Budapest che obbliga al rispetto dei confini. “Noi tedeschi – sottolinea la loro lettera – faremmo bene ad ascoltare i nostri partner orientali come la Polonia e gli Stati baltici su queste questioni fondamentali di sicurezza e pace”. Sono proprio questi Paesi ad augurarsi una politica molto più dura nei confronti della Russia, dalla quale si sentono direttamente minacciati sulla base dell’esperienza storica. I tre politici ammoniscono poi che la Germania deve posizionarsi in modo da potersi difendere, “come durante la Guerra Fredda, ciò può essere fatto soltanto da una posizione forte. I piani per lo stazionamento di missili a medio raggio negli Stati federali occidentali avrebbero dovuto essere spiegati meglio e discussi in modo più ampio. La forza militare ha senso solo se combinata con un’abile diplomazia collegata”. Rimarcando però che solo un ordine internazionale basato su regole garantisce libertà, concludono “è nostro compito, anche come politici statali, difendere questa libertà e questo ordine”. Il loro appello in effetti combacia quindi con le tesi del Bsw solo per l’indicazione che “portare la Russia al tavolo delle trattative richiede un’alleanza forte e unita. La Germania e l’Ue hanno perseguito questa strada in maniera ancora troppo indecisa” e si tratta “di raggiungere un cessate il fuoco ed offrire all’Ucraina garanzie di sicurezza affidabili”.

La Germania è il Paese europeo che sinora ha fornito più sostegno finanziario all’Ucraina, ma la necessità di variare le fonti energetiche ne ha fortemente penalizzato il tessuto industriale, favorendo l’ascesa dei partiti populisti. Ad un anno dalla fine regolare di legislatura, lo stesso Scholz ha auspicato che si possa rivitalizzare la via diplomatica: “Dobbiamo discutere su come passare più rapidamente da questa situazione di guerra alla pace” ha dichiarato a settembre alla Deutschlandfunk. Per le difficoltà di bilancio gli aiuti tedeschi a Kiev l’anno prossimo saranno dimezzati, ma l’Ucraina riceverà un prestito di 50 miliardi di dollari dai proventi dei saldi congelati della banca centrale russa. Molto dipenderà poi dall’esito delle elezioni Usa.

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Nella foto in alto | Da sinistra il cristianodemocratico Kretschmer, il socialdemocratico Woidke e i due poster elettorali dei candidati in Turingia Voigt e Wagenknecht

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