L’ordinanza era pronta il 26 settembre, ma per evitare problemi di ordine pubblico si è aspettata la celebrazione della supplica alla Madonna del Rosario. Il giorno dopo, lunedì 7 ottobre, una mitragliata di sigilli apposti dai carabinieri ha chiuso i caratteristici chioschi intorno agli Scavi di Pompei. La Procura di Torre Annunziata – procuratore Nunzio Fragliasso, pm Antonio Barba – ha chiesto e ottenuto il sequestro di 46 strutture per vendita di souvenir, ma anche bibite e gelati, tra piazza Esedra, piazza Anfiteatro, via Roma e Villa dei Misteri, il perimetro esterno al più famoso parco archeologico d’Italia. Stavano lì, senza licenze a posto, da decenni, nella città guidata dal sindaco Pd Carmine Lo Sapio, l’uomo che ne diede le chiavi d’oro al (ex) ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e fu una tra le prime uscite pubbliche con al suo fianco Maria Rosaria Boccia.

Gazebo et similia a Pompei erano senza permessi, o coi permessi illegittimamente tramandati tra parenti, o senza concessione di occupazione di suolo pubblico, o “fissati” al suolo in maniera tale da non essere considerati più come compatibili con la licenza di ‘ambulante’ per loro rilasciata. Ben 66 gli indagati – tra cui un brasiliano e un giapponese – per invasione e occupazione abusiva di suolo pubblico. Avvenuta, scrive il gip Emanuela Cozzitorto, attraverso “un accaparramento incontrollato del territorio di un Comune sottoposto a plurimi e rilevantissimi vincoli, sotto gli occhi di una inerte amministrazione comunale che (…) in qualche modo avallava – con la sua inerzia – la sostanziale ed irregolare autogestione da parte degli esercenti”. Passaggi che fanno pensare che l’assenza di politici e pubblici ufficiali tra gli indagati sia solo momentanea.

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