Una volta che si dirada il polverone di polemiche sulle decisioni arbitrali dell’ultima giornata di Serie A, l’unico modo per provare a fare chiarezza è affidarsi ai dati. Le statistiche non hanno bandiere e non tifano per nessuno, quindi possono aiutare a capire cosa sta succedendo in questo primo scorcio di campionato 2024/25. E danno già una prima risposta chiara: gli arbitri italiani – con la complicità del Var – sono tornati a fischiare troppi calci di rigore. La partita tra Fiorentina e Milan di domenica sera (tre rigori concessi) rappresenta probabilmente l’apice di questa deriva. Ma andare a discutere sui singoli episodi – compreso ad esempio il rigore non fischiato alla Roma contro il Monza – sarebbe fuorviante. Bisogna appunto guardare al dato generale, che è inequivocabile: tra i top 5 campionati europei, la Serie A è quella in cui si fischiano più rigori. E il confronto con la Premier League è emblematico: in Inghilterra si concedono praticamente un terzo dei penalty. Soprattutto, però, la tendenza del campionato italiano è peggiorata anche rispetto alle ultime stagioni.

Serie A e rigori concessi, i dati a confronto
Arriviamo ai numeri: in 7 giornate di Serie A sono stati fischiati 32 rigori. Quindi, ci sono stati 4,6 calci dal dischetto a giornata (0,46 a partita). Una cifra altissima. In Ligue 1 dopo lo stesso numero di giornate sono stati concessi 27 rigori (3,9 a giornata). Il campionato francese però è a 18 squadre, quindi conta il parametro dei rigori fischiati a partita, che sono comunque leggermente inferiori: 0,42 ogni match, contro gli 0,46 della Serie A. Lo stesso tasso si registra in Bundesliga, dove in generale sono stati concessi 23 rigori in 6 giornate. Se in Germania e in Francia quindi la differenza rispetto all’Italia c’è ma è minima, il divario si ampia guardando alla Spagna. Nella Liga sono stati fischiati finora 33 rigori in 9 giornate: quindi 3,7 a giornata, quasi uno in meno rispetto alla Serie A. E poi c’è la Premier League, che è praticamente un mondo a parte: appena 12 penalty fischiati in 7 giornate. Una tendenza che si traduce in 1,7 rigori concessi ogni giornata, tre in meno rispetto all’Italia.

La tendenza da combattere: le passate stagioni
A proposito di tendenze, non è in realtà una novità il fatto che in Serie A vengano concessi più rigori rispetto agli altri top campionati europei. Nella passata stagione in Bundesliga e Ligue 1 (18 squadre) sono stati fischiati 101 e 105 rigori. In Premier League e in Liga spagnola (20 squadre) il conto dei penalty si è fermato a quota 107. La Serie A 2023/24 invece si è chiusa con 131 rigori: 14 di questi a favore dell’Inter, tra mille polemiche. Mentre ora in testa alla classifica dei rigori a favore ci sono il Milan, Atalanta (4) e Juventus (3). A dimostrazione che il problema è generale, appunto. E la passata stagione comunque si è chiusa con 3,4 rigori concessi a giornata. Oltre uno in meno rispetto alla media di questo inizio di campionato (4,6 appunto).

Gli arbitri italiani infatti da qualche anno stavano cercando progressivamente di ridurre il numero di tiri dal dischetto, dichiarando guerra ai famosi “rigorini“, come apertamente dichiarato dal designatore Gianluca Rocchi. Due anni dopo l’introduzione del Var, nella stagione 2019/20, si raggiunse l’apice in negativo con 4,9 rigori fischiati a giornata, quasi uno ogni due partite. Poi il numero si era progressivamente ridotto e la stagione ottimale in questo senso è stata quella 2022/23: appena 108 rigori fischiati complessivamente (in linea quindi con il resto d’Europa) che avevano portato a una media di 2,8 a giornata. Nella scorsa stagione c’è stata di nuovo un’impennata dei penalty. Nulla però rispetto all’inizio di questa stagione. La Serie A 2024/25 è iniziata con un vero e proprio boom: il tasso di rigori fischiati è quasi raddoppiato rispetto a due anni fa. Partendo da questi dati è evidente come sia necessaria una riflessione da parte dei vertici arbitrali italiani: più rigori fischiati significano inevitabilmente più polemiche e più recriminazioni. Se vogliamo, anche più simulazioni, perché i giocatori sanno che può bastare un lieve contatto per ottenere un tiro dagli undici metri.

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