Cinema

Shining, uno dei capolavori di Stanley Kubrick torna in sala in 4k e nella versione da 144 minuti

Domanda per chi sta leggendo queste righe e non hai mai visto Shining: ma dove sei stato fino ad oggi? Ad ogni modo, amico disattento, è la tua giornata fortunata perché il film diretto da Stanley Kubrick esce nelle sale The Space il 7, l’8 e il 9 ottobre (unico spettacolo 19.10) in 4k e nella versione da 144 minuti (quella che fece una capatina al cinema il 20 e 21 ottobre 2019). E visto che ci siamo ricordiamo che il 21, 22, 23 ottobre sempre per il ciclo Back to the big screen uscirà anche Full metal jacket. Insomma, in campana. Perché Kubrick sarebbe meglio rivederlo al cinema. A ognuno il suo formato. Oltretutto come ha scritto qualcuno Shining è un horror luminosissimo. Nel senso che i più celebri jump scares del film, tutte le sequenze (compreso l’esterno notte del labirinto) sono illuminate a giorno, come spesso il cinema di Kubrick ha cercato di fare.

Pensate alla luminosità futuribile di 2001 e a quella naturalistica del passato in Barry Lyndon. Insomma un interno come quello reiterato del corridoio dell’Overlook con Danny che pedala sul triciclo senza un angolo di buio in campo, con apparizioni mostruose, lampi distorti, inondazioni di sangue, dove lo ritroviamo in altro cinema di genere coevo e successivo? Come scriveva qualcun altro (per fortuna su Shining hanno scritto in tanti e di tutto) probabilmente Shining non è il più grande horror di tutti i tempi, ma è sicuramente un capolavoro cinematografico. Ergo c’è sì una versione kubrickiana brillante su un genere nel 1980 estremamente in voga, ma c’è soprattutto un tecnicismo millimetrico ed esasperato che ammanta lo spirito inarrivabile della leggenda.

Sul sito Lucky Red, che distribuisce in sala il film, trovate un lungo elenco di puntigliosità nella messa in scena, nella fattispecie nel numero di ciak chiesti da Kubrick ai suoi attori (tema trasversale nella sua filmografia che meriterebbe un saggio a sé). Ebbene, segnaliamo che, tra le oltre 51 settimane di ripresa fuori budget, svettano nella classifica del portare a casa il ciak buono le 60 porte distrutte da Jack Nicholson con l’ascia e i 50 take per la pallina di Danny che rotola, ma soprattutto le 148 volte in cui Kubrick chiese all’attore Scatman Crothers, il capocuoco Dick Halloran, di ripetere il dialogo con Danny sulla luccicanza.

Ma è dal profilo X di Filippo Ulivieri, uno dei massimi esperti mondiali su Kubrick, che traiamo una vera chicca grafica. Si tratta di una delle trecento versioni di poster del film create dal decano Saul Bass e supervisionate da Kubrick. Una locandina che ha accompagnato l’uscita del film in sala a Londra attorno al 2 dicembre del 1980 e che pare uscita dall’avanguardia sovietica. Insomma su Shining si potrebbe spigolare all’infinito.

Anche se ci piace chiudere con un suggerimento – lo fanno anche sul sito di Lucky Red ma in modo un po’ impreciso: osservate come Kubrick usi lo “scavalcamento di campo” (che è tutto l’opposto del campo e controcampo) nella sequenza del dialogo nei bagni (a proposito di illuminazione e design del film!) tra Nicholson/Torrance e Mr. Grady, il guardiano pazzo che uccise le figlie all’Overlook.

La linea dei 180 gradi che solitamente divide il set fronte macchina dallo spazio opposto e speculare di chi lo sta riprendendo. La vecchia e classica linea di delimitazione tra pubblico e scena del teatro e della tv insomma. Ecco, Kubrick decide che per questo dialogo, dove i due protagonisti devono come specchiarsi e finire per essere la stessa figura a livello di senso, lo spazio deve essere totalmente esplorato scavalcando continuamente di campo e mostrando, ovviamente con un trucco tecnico e di montaggio, che non c’è più solo frontalità per lo spettatore ma totale circolarità di esplorazione dello spazio. Teorizzazione formale e tecnica che si ripeterà con grande spettacolarità nello storico uso della steadicam nel film e che già si era sviluppata in maniera ulteriormente clamorosa dentro l’astronave di 2001. Un’ultima curiosità. Shining uscì negli Usa tra la fine del maggio e l’inizio del giugno 1980 raccogliendo, a fronte di 19 milioni di dollari di budget, circa 45 milioni di dollari d’incasso. In Italia dove uscì a dicembre del 1980 fu il decimo miglior incasso della stagione tra Asso con Adriano Celentano e Mi faccio una barca con Johnny Dorelli.