Lo scandalo dei regali che ha coinvolto il primo ministro britannico Keir Starmer inizia a mietere vittime dopo nemmeno 100 giorni alla guida del Paese. E la prima è già un nome di peso a Downing Street, dato che si tratta della capa dello staff del governo Sue Gray. Formalmente, la zarina dell’esecutivo si è dimessa per assumere l’incarico, mai esistito fino a ora, di emissaria del governo centrale per i rapporti con le nazioni e le regioni del Regno. Un “demansionamento“, come l’hanno definito gli analisti politici del Regno arrivato dopo il suo coinvolgimento in scandali di nepotismo e maxi-compensi.
Sono molteplici i dubbi che ruotavano intorno alla figura di Gray, così, sostengono gli analisti, il suo era il nome perfetto per diventare il capro espiatorio di una faccenda che ha già messo in crisi il nuovo premier, crollato di ben 28 punti nei sondaggi da quando è entrato al numero 10 di Downing Street. Tra lo “scandalo dei regali” incassati dal capo del governo, dalla first lady e da figure di primo piano, sospetti di nepotismo e avidità, Gray è stata la prima ‘vittima’ delle pressioni che stanno mettendo in difficoltà il nuovo esecutivo.
Ha lasciato il suo incarico per non rappresentare “una distrazione”, dice, ma i casi controversi che l’hanno vista protagonista sono diversi. Il primo riguarda le indiscrezioni sull’ascesa dal nulla di suo figlio a un seggio di deputato laburista, senza dimenticare il ruolo giocato 2-3 anni fa – in veste di funzionaria dello Stato, sulla carta neutrale, ricoperto prima di passare nell’entourage di Starmer – nelle indagini amministrative sul cosiddetto Partygate che contribuì alla caduta dell’allora premier conservatore Boris Johnson.
Al suo posto è entrato in carica Morgan McSweeney, 47enne ex capo della macchina elettorale del Labour di origini irlandesi, una figura molto più interna al partito, indicato nelle ultime settimane come principale avversario di Gray nella cerchia di Starmer. E per non lasciare tracce di questa prima fase, il premier ha pure attuato un rimpasto nell’intero vertice del suo team personale, designando due nuovi vicecapi dello staff, un segretario privato nella persona dell’ex manager della sanità Ninjeri Pandit, finora fidatissimo consigliere politico, e soprattutto un nuovo capo della comunicazione di Downing Street: James Lyons, veterano del giornalismo e dei tabloid, ex Daily Mirror ed ex Sunday Times, incaricato evidentemente di provare a rilanciare l’immagine del premier e a rispostare la narrazione mediatica.