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“Ero a quella festa insieme a Sammy Basso: stava ballando, si è accorto di non stare bene, ma si è divertito sino all’ultimo”: parla il suo migliore amico

"Lottava per vivere una vita normale ma lo faceva con il sorriso. Che ha avuto sino alla fine"

di F. Q.
“Ero a quella festa insieme a Sammy Basso: stava ballando, si è accorto di non stare bene, ma si è divertito sino all’ultimo”: parla il suo migliore amico

“Sammy ha ballato fino alla fine, con il sorriso che lo ha sempre contraddistinto”. Riccardo Zanolli, amico di una vita di Sammy Basso, racconta con emozione gli ultimi momenti del giovane ricercatore scomparso prematuramente a causa della progeria. “Eravamo insieme a quella festa. Si è divertito sino all’ultimo momento. Proprio come voleva che fosse la sua vita. Sammy non si è mai preso sul serio. Rare volte l’ho visto infelice”, ricorda.

Zanolli, vicepresidente dell’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso, ripercorre in una toccante intervista al Corriere della Sera l’amicizia con Sammy, iniziata tra i banchi di scuola e consolidata durante il viaggio on the road sulla Route 66, un’esperienza indimenticabile che ha segnato profondamente entrambi. “Il ricordo? Ogni giorno una meraviglia. C’è stato qualche momento di difficoltà, ma non mancava mai il sorriso. Quel viaggio ha tanti significati. E c’è una data che ritorna”.

Una data che assume un significato particolare alla luce della scomparsa di Sammy: il 5 ottobre. “Quel giorno del 2014 io sono tornato in Italia, lui è rimasto ancora qualche giorno. Esattamente dieci anni dopo, la sera del 5, è finito il suo viaggio“. Zanolli descrive gli ultimi istanti di vita di Sammy: “Stava ballando. Si è accorto di non stare bene, ma non ha voluto andare a casa. La resistenza alle difficoltà è quella che ha avuto sempre nella vita”. Un’immagine, quella del maratoneta, che ben rappresenta la tenacia e la forza di volontà di Sammy: “All’inizio lo vedevo come un centometrista, che va veloce sulle cose. Invece era un maratoneta della vita: fino all’ultimo giorno ragionava con progettualità verso il futuro. Eravamo ragazzi e mi diceva: andrò all’università, mi laureerò, studierò la malattia”.

E proprio la corsa è diventata un simbolo della lotta contro la progeria, grazie alle maratone organizzate per raccogliere fondi per la ricerca: “Dal viaggio negli Usa è iniziata la mia passione per la corsa. Sammy non era particolarmente interessato allo sport. Ma correva lo stesso, insieme a noi. Rappresenta bene la sua intera esistenza”. L’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso, nata grazie all’impegno dei genitori di Sammy, è oggi la seconda realtà mondiale sulla progeria. “Continueremo sulla strada che lui ha tracciato per curare la malattia”, assicura Zanolli. Ricordando Sammy tra i banchi di scuola, l’amico lo descrive come un ragazzo pieno di vita, che non si tirava indietro di fronte agli scherzi, ma che al tempo stesso rifiutava qualsiasi favoritismo: “Negli Usa a Roswell, il sito dove si dice siano stati scoperti esseri alieni, si finse uno di loro. Sammy amava ridere e divertirsi, ma era il più maturo di tutti noi”.

Nonostante la notorietà e i successi accademici, Sammy è rimasto sempre umile e disponibile: “Era un grande intellettuale e un personaggio pubblico, ma con una umiltà immensa, una delle sue principali caratteristiche. Sempre disponibile e sorridente. Sapeva volere bene ed era impossibile non volergliene. Era sopra la media in ogni cosa che faceva. Anche nel suo lato comico”. Un lato che si esprimeva nell’autoironia, nella capacità di sdrammatizzare la sua condizione e di affrontare la vita con il sorriso. “Lottava per vivere una vita normale ma lo faceva con il sorriso. Che ha avuto sino alla fine”, conclude Zanolli.

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