“Ce li ricordiamo Baresi e Maldini, no?”. Fabio Capello invoca la storia del Milan per spiegare cosa a suo avviso non sta funzionando nei rossoneri. L’antefatto è la sconfitta contro la Fiorentina, in particolare i due rigori calciati e sbagliati da Theo Hernandez e Tammy Abraham, contravvenendo alle indicazione del tecnico Paulo Fonseca, che aveva nominato Christian Pulisic come rigorista. Intervista dalla Gazzetta dello Sport, Capello parla di atteggiamenti “inaccettabili” e punta il dito soprattutto contro il terzino francese: “Chi porta la fascia al braccio deve essere un leader, il simbolo della squadra. Ce li ricordiamo Baresi e Maldini, no? Theo Hernandez, invece, ha portato solo negatività al gruppo con i suoi atteggiamenti”.

Un affondo pesante. Ma le critiche di Capello ai giocatori del Milan non finiscono qui: a Firenze “ho visto una squadra scesa in campo senza voglia di lottare“. E sull’episodio dei due rigori aggiunge: “Ciò che è accaduto è semplicemente inaccettabile. Quando si prepara una partita, si fanno e comunicano delle scelte ben precise. Vale per i corner, le punizioni e naturalmente i rigori”. Secondo Capello, “non deve esistere mai che i calciatori facciano quello che vogliono“. E qui l’ex tecnico – che con il Milan ha vinto uno scudetto da giocatori, altri 4 da allenatore insieme a una Champions League e diversi altri trofei – tira in ballo ancora Theo Hernandez: “Poi però vedi il capitano della squadra, colui che dovrebbe portare sul campo il dettame dell’allenatore, prendere il pallone e decidere praticamente in autonomia che il primo rigore lo calcia lui. Non va bene…”. Il francese è stato anche espulso a fine partita: “Altro comportamento non da Milan“, sentenzia Capello.

L’analisi sul momento difficile dei rossoneri prosegue: “Di sicuro la squadra aveva perso continuità già con Pioli dopo lo scudetto. Intendo in fatto di rabbia e cattiveria. Con Fonseca le cose da questo punto di vista non stanno migliorando“. Quindi secondo Capello i problemi non sono le scelte tecniche o tattiche: Fonseca, a suo parere, deve “lavorare sull’aspetto psicologico per ritrovare lo spirito giusto. Se Tomori non è più lui, Leao non è più lui, Theo non è più lui e via dicendo, il problema non può essere solamente tecnico. Ma non è mai facile entrare nella testa dei giocatori”. Il dubbio, definito “legittimo” da Capello, è però che i giocatori non vogliano più seguire l’allenatore. L’ex tecnico conclude: “I giocatori ragionano per conto proprio, per giunta accontentandosi, senza la cattiveria giusta, con atteggiamenti discutibili. Così troppo spesso il Milan pare non avere un’anima“.

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