Il conduttore "Don't Forget The Lyrics - Stai sul pezzo" rivela un aspetto inedito della sua famiglia e delle difficoltà che ha vissuto in questi anni
È uno dei volti di punta di Warner Bros. Discovery. Con “Don’t Forget The Lyrics – Stai sul pezzo” è una certezza sul canale Nove ormai da anni e va in onda regolarmente dal lunedì al venerdì alle 19:30. Gabriele Corsi è sempre sorridente ed accogliente con i concorrenti, ma la sua vita privata e famigliare è tutt’altro che facile. Lo racconta bene nel libro dal titolo inequivocabile: “Fammi essere ancora figlio. Solo una volta. Una volta sola… Per una volta, ancora, fammi sentire al sicuro…“. Il padre di Gabriele Corsi soffre di Alzheimer e questa è stata l’occasione per il conduttore per raccontarsi e tracciare un bilancio della sua vita.
“Scrivendo il libro, ho fatto i conti con tutta la mia vita. Ho scritto pagine con gli occhi annebbiati dal pianto e altre che non ho mai più riletto perché mi fanno male”, ha dichiarato a Il Corriere della Sera.
Corsi e la sua famiglia hanno capito che qualcosa non andava bene, quando il padre “ha iniziato a perdere colpi un paio di anni fa, ma ai primi test cognitivi, fregava i medici: faceva i calcoli alla perfezione; però dopo, magari, non si ricordava che giorno fosse. Poi, un giorno, è finito sull’A1 senza sapere perché. Il peggioramento è stato fulmineo, si è rimpicciolito come un uccellino. Però, mamma dice: almeno, c’è“.
La diagnosi è impietosa: “Atrofia fronto temporale, mutacismo completo. Tutto e niente. Per giorni, neanche ti guarda. A volte, dico: oggi, papà stava bene. Ma me la racconto? Non c’è possibilità di verifica. A volte, gli ricordo di quando comprò una barchet- ta con un amico: la montano, la mettono in mare e affonda dopo dieci metri. Uno chiede: avete messo il tappo? E loro: perché, c’era un tappo? Questo lo fa ridere tantissimo e mi fa spuntare il sole nel cuore, ma certi giorni dico ‘ti ricordi la barca?’ e non reagisce“.
La vita in casa è stata rivoluzionata: “Abbiamo tre persone che stanno con lui, una la mattina, una il pomeriggio, una la notte. Quanti possono permetterselo? Purtroppo, non esiste una rete sociale che supporti adeguatamente le famiglie. Io posso fare poco. Se è una bella giornata, lo porto a fare una passeggiata. O porto fuori mamma“.
Il rapporto tra i due non è stato facile: “Ci siamo presi male tante volte. Avrei voluto di più da lui: non abbiamo mai parlato dei miei sogni; mi sarebbe piaciuto un “bravo” in più. Però negli ultimi anni, entravamo nei negozi e diceva: avete visto chi è mio figlio? Prima, mi era mancata la pacca sulla spalla che io cerco di non far mancare ai miei figli. Ma so che ha fatto quel che poteva: con mamma, veniva sempre ai miei spettacoli. Persino in discoteca, dove sembravano due poliziotti in borghese“.