“La recente revisione delle stime trimestrali annuali da parte dell’Istat, pur elevando di molto il livello del Pil sia in termini nominali che reali, ha comportato una correzione meccanica al ribasso della crescita acquisita per il 2024 che rende più difficile il conseguimento di una variazione annuale del Pil reale dell’1% per l’anno in corso”. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in audizione sul Piano strutturale di bilancio davanti alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, ammette quello che Bankitalia e Ufficio parlamentare di bilancio avevano fatto presente lunedì: la crescita prevista per quest’anno e sempre definita realistica dal governo è diventata un miraggio. E spiega per la prima volta al Parlamento – dopo aver ufficializzato in un’intervista che serviranno “sacrifici per tutti” – che l’Italia sulla base del nuovo Patto di stabilità votato dal governo si appresta ad affrontare tagli da circa 12-13 miliardi l’anno. Sempre che le “trattative” ancora in corso con la Ue per ottenere l’allungamento da quattro a sette anni del piano di rientro vadano a buon fine.

“Più che aumentare le tasse, taglieremo le spese, tranne la spesa sanitaria su cui ci impegniamo a mantenere l’incidenza sul Pil. Tutte le altre avranno dei tagli significativi e costringeremo le amministrazioni a fare risparmi“, ha poi puntualizzato.

Sulle accise Giorgetti dice che “abbiamo scritto che ci sarà un allineamento, probabilmente ci sarà una riduzione della benzina e un innalzamento del gasolio, cercando di evitare contraccolpi per le categorie che utilizzano il gasolio per scopi professionali. È un obbligo che dobbiamo calare nella realtà” e il governo lo farà “con gradualità”.

Taglio al cuneo strutturale – Nella manovra il governo renderà “strutturale il taglio fiscale contributivo ai lavoratori di reddito medio basso. Proprio per venire incontro alle obiezioni che sono state fatte rispetto al calcolo del montante contributivo, gli stessi vantaggi, e quindi nessuno ci perderà assolutamente niente, verranno replicati in qualche modo in termini di traiettoria fiscale e in questo senso superiamo questo tipo di problema che oggettivamente poteva manifestarsi in termini contributivi”, ha assicurato Giorgetti.

Buio sulle coperture – Ridurre il debito/pil è “ineludibile“, ripete il ministro leghista citando il capo dello Stato Sergio Mattarella. Ma sostiene che l’obiettivo è “non lasciare indietro nessuno” e risparmiare dalle sforbiciate la sanità, le politiche per la famiglia, il rinnovo dei contratti della pa. Oltre a confermare il taglio del cuneo fiscale – pur con un “cambio di fisionomia” non meglio specificato – e l’Irpef a tre aliquote, interventi che insieme costerebbero 14 miliardi. Dove si prenderanno i soldi, al momento, non è dato sapere. All’appello delle risorse necessarie per finanziare una manovra che si prevede varrà circa 25 miliardi ne mancano ancora circa 10 di coperture, tenendo conto che 9 miliardi saranno a deficit grazie al fatto che quello “a politiche invariate” previsto per il 2025 è inferiore di 0,4 punti rispetto al programmatico, cioè il livello a cui arriverà per effetto delle misure inserite in legge di Bilancio. Giorgetti su questo non ha scoperto le carte.

Valori catastali rivisti per le case ristrutturate con i bonus – Per ottenere dalla Ue l’allungamento del piano a sette anni, il governo si è impegnato a realizzare alcune riforme ulteriori rispetto a quelle previste dal Pnrr in materia di giustizia, concorrenza, pubblica amministrazione e fisco. Giorgetti ha spiegato che tra le riforme ci sarà anche “l’aggiornamento degli archivi catastali che dovrà includere le proprietà ad oggi non censite e valori catastali rivisti per quegli immobili che hanno conseguito un miglioramento strutturale a seguito di interventi di riqualificazione finanziati in tutto o in parte da fondi pubblici”. Una misura in realtà già prevista dalla manovra per il 2024.

I parlamentari di opposizione hanno sottolineato le carenze informative del Piano, sottolineate anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Il documento infatti non fornisce molti dei dati inseriti fino all’anno scorso nella Nota di aggiornamento al Def e non contiene per esempio informazioni sulla rimodulazione del profilo temporale di attuazione del Pnrr.

“Non privatizziamo, razionalizziamo” “Noi non facciamo delle privatizzazioni, facciamo delle razionalizzazioni: usciamo dai settori in cui riteniamo che lo Stato non debba essere presente ed entriamo nei settori in cui lo Stato deve essere presente. Nel caso specifico di Tim, questo governo non ha svenduto proprio niente, forse qualche altro governo di qualche altra parte politica lo ha fatto in epoca remota. Questo governo ha fatto sì di entrare con il 17% nella rete perché è un asset strategico, mettendoci una cifra significativa e si è ripreso qualcosa che qualcun altro aveva svenduto. Gli errori li abbiamo imparati e cerchiamo di non ripeterli”, ha detto il ministro.

Alla fine del suo intervento, Giorgetti cita un passo de Le conseguenze economiche della pace di Keynes: “Consideriamo naturali, permanenti, sicuri, alcuni dei più singolari e temporanei dei nostri vantaggi recenti, e ci regoliamo nei nostri piani di conseguenza”. Questo per dire che “ogni intervento di politica di bilancio deve essere attentamente valutato e collocato nel contesto in cui è introdotto e successivamente mantenuto. Solo in questo modo sarà possibile assicurare un’efficace gestione delle risorse e un aggiustamento dei conti utile a migliorare la reputazione e l’attrattività dell’Italia e, di conseguenza, garantire la stabilità dei ‘nostri vantaggi'”.

“Keynes si rivolta nella tomba” – “Questo è un Piano in cui si punta tutto sull’avanzo primario, sostanzialmente sui tagli. Ora, negli ultimi 25 anni l’Italia ha detenuto il record in Europa di avanzo primario, ma non mi pare che questo abbia portato più produttività, più crescita, minor debito pubblico. E’ stata una politica fallimentare che oggi viene riproposta. Al ministro Giorgetti che ha citato Keynes, credo facendolo rivoltare un po’ nella tomba, mi permetto di fare un’altra citazione di Keynes: ‘La difficoltà non risiede nelle idee nuove, ma nello sfuggire a quelle vecchie”, lo ha detto Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato.

Giorgetti ha replicato citando anche Lucio Battisti e Mogol: “Keynes non è piaciuto? Allora mi rifaccio a Battisti e Mogol: ‘troppo spesso la saggezza è la prudenza più stagnante”.
I parlamentari 5 Stelle avevano ironizzato sottolineando che, dopo le parole di Giorgetti, l’economista britannico si stava “rivoltando nella tomba”.

“Le ultime dichiarazioni del ministro Giorgetti durante la sua audizione in commissione bilancio dimostrano ciò che denunciamo da tempo, ovvero che l’economia del nostro Paese si è trasformata in un’economia di guerra a causa dei conflitti in corso e con il governo Meloni che, negli ultimi mesi, ha fatto ingenti investimenti in armi”. A dichiararlo è il portavoce di Europa Verde e deputato dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli.

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