Il Guerriero di Capestrano? Secondo il ministero della Cultura, la scultura in calcare, conservata nel Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo di Chieti, raffigurante “un guerriero dell’antico popolo italico dei Vestini, datata al VI secolo a.c.” è stata “rinvenuta nel 1934 in una necropoli dell’antica città di Aufinum, nei pressi di Capestrano nell’aquilano” e si tratta di “una delle opere più monumentali e significative dell’arte italiana”. Una testimonianza archeologica che ha appassionato generazioni di studiosi alla ricerca della sua identificazione. Un simbolo, indiscutibile delle terre d’Abruzzo. Almeno fino al 2022 quando Alessio Consorte, videomaker e regista pescarese, autore a novembre 2023 del docufilm Il guerriero mi pare strano, ha espresso dei dubbi sulla sua autenticità, ne è nata una controversia. Proprio con il ministero.

Una controversia sfociata con un ricorso al Tar con la richiesta, da parte di Consorte, di nominare “un commissario ad acta, al fine di far rispettare la sentenza e ottenere finalmente le prove richieste che il ministero ha dichiarato di possedere”. Una controversia nella quale entra anche la Regione Abruzzo che a luglio 2022 ha votato una legge che ha previsto d’integrare lo stemma e il gonfalone “con la rappresentazione del “Guerriero di Capestrano”, che, si legge nel testo, “valorizza la storia e la cultura regionali, costituendo la sintesi delle culture imperanti nel territorio della Regione Abruzzo”. Insomma la Regione ha deciso che il Guerriero costituisca un elemento identificativo della storia e della geografia fisica come le tre sbarre d’argento che rappresentano le cime innevate del Gran Sasso, della Maiella, del Sirente, del Velino e dei contrafforti appenninici, i boschi, le colline ed il mar Adriatico che compaiono nello stemma. Peccato che almeno per il Guerriero di Capestrano il ruolo di simbolo sia stato messo in discussione. Anche se non da un archeologo.

La vicenda ha inizio a luglio 2022 quando il regista Consorte sostiene di “aver avuto modo di prendere visione di una lettera pubblicata da un archeologo del Vaticano, padre Antonio Ferrua, che riporta la notizia circa la falsità del Guerriero di Capestrano, il quale sarebbe stato fabbricato ad hoc da un antiquario”. Per accertare la veridicità della notizia, a ottobre 2023, Consorte presenta al Museo Archeologico Nazionale dell’Abruzzo, la richiesta per effettuare l’esame non invasivo XRF cioè la fluorescenza dei raggi X, sul Guerriero di Capestrano, “da effettuarsi a sue spese e a cura di una ditta specializzata”. Dal momento che a novembre dello scorso il ministero della Cultura respinge la richiesta, rispondendo che tali indagini erano già state effettuate, a gennaio 2024 il regista chiede di poterne prendere visione. Niente da fare.

A febbraio scorso il ministero risponde con l’ennesimo diniego. Consorte non si dà per vinto e ricorre al Tar. Che a giugno sentenzia che “il ministero della Cultura deve rilasciare al ricorrente copia delle risultanze dell’esame XRF già effettuato sui manufatti in questione, nel termine di 30 giorni dalla notifica o comunicazione della presente sentenza”. Storia finita a questo punto? Neppure per idea. La documentazione fornita dalla Soprintendenza per conto del ministero “non corrisponde a quella di cui il Tar ha ordinato l’esibizione”. Per questo motivo Consorte ha deciso di ricorre ancora al Tar per richiedere un commissario ad acta.

“Sono stupito di quanto leggo sulle cronache locali secondo cui qualcuno sostiene che il ministero nasconderebbe addirittura le prove dell’autenticità del Guerriero o non vorrebbe mostrarle”, ha sostenuto il presidente Marco Marsilio intervenendo a un incontro in occasione dei novanta anni dalla scoperta della statua. “Ritengo davvero molto curioso che qualcuno nel 1934 potesse aver realizzato un monumento, una statua di quelle dimensioni, di quello stile, di quell’altezza, l’abbia sepolta a Capestrano chissà perché e poi l’abbia tirata fuori inscenando la sceneggiata di un falso ritrovamento”. Dopo oltre due anni dal suo avvio, la questione si trascina. Senza una soluzione. Che invece definirebbe la posizione di ogni attore. In maniera inequivocabile.

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