C’è un motivo se Alessandro Canelli, sindaco leghista di Novara e delegato dell’Anci per la finanza locale, durante le audizioni sul Piano strutturale di bilancio ha avvertito il ministro dell’Economia leghista Giancarlo Giorgetti che “un ulteriore taglio, oltre a quello subito nell’ultima manovra che ha portato a un impoverimento della parte corrente dei bilanci dei Comuni di circa 1 miliardo complessivo”, “diventerebbe insostenibile per tantissimi enti”. A pagina 84 del Psb, nel capitolo dedicato al rapporto con gli enti locali, il governo anticipa che nonostante i sacrifici già richiesti negli ultimi anni non è finita qui: “Gli equilibri sopra definiti da soli non permettono di assicurare il concorso degli enti territoriali all’obiettivo di crescita della spesa netta“, che in base al nuovo Patto di stabilità è il principale indicatore da tenere sotto controllo nonché quello che sarà oggetto di stretto monitoraggio da parte della Commissione europea.

“A questo fine”, continua il documento, “potrebbe essere previsto un contributo al bilancio dello Stato da parte dei singoli enti territoriali con trattenuta diretta sui trasferimenti erariali o, in alternativa, prevedendo per gli enti in disavanzo l’obbligo di incrementare l’importo del disavanzo da ripianare nell’esercizio e per gli enti in avanzo l’obbligo di accantonare in bilancio un fondo di parte corrente da destinare negli esercizi successivi al finanziamento degli investimenti e all’estinzione anticipata del debito”. Richieste irricevibili anche per le province, come chiarito da Luca Menesini dell’Upi.

Canelli ha spiegato che i sindaci sono disposti a collaborare col governo in vista della manovra, ma nuove sforbiciate andrebbero ai danni dei cittadini. “Nell’ultimo decennio”, ha ricordato, “abbiamo dato per gli obiettivi di contenimento della spesa pubblica circa 14 miliardi di euro, compresi altri 6 del Fondo crediti di dubbia esigibilità, quindi riteniamo di aver fatto il nostro lavoro. Stiamo facendo il nostro lavoro anche sulla realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza pur con tutte le difficoltà che un piano straordinario di questo genere ha”. Insomma, “i Comuni e le Città metropolitane non contribuiscono al peggioramento delle condizioni della finanza pubblica ormai da oltre 10 anni, mostrando costantemente saldi netti positivi o nulli. I dati Istat relativi all’indebitamento netto della Pa per settori mostrano poi un sostanziale pareggio ormai raggiunto dai Comuni con la fuoriuscita dalla pandemia (-110 milioni nel 2022 e -169 milioni nel 2021), dopo una fase di ripetuti avanzi”.

Per Silvia Roggiani, deputata Pd in commissione Bilancio alla Camera, “i tagli imposti dal governo rischiano di compromettere definitivamente la stabilità degli enti locali” e “continuare su questa strada significa spingere molti enti verso il dissesto finanziario”. Il vice capogruppo di Avs alla Camera Marco Grimaldi attacca: “Arriva la conferma di un ulteriore taglio sugli Enti locali nella manovra: tutti i Comuni saranno obbligati a tagliare le spese e ad accantonarle in un fondo per ipotetici investimenti per l’anno successivo. Sappiamo già cosa significa: diminuzione dei servizi e dissesto per il 20% dei Comuni impegnati in riduzioni di spesa. Già oggi le amministrazioni non sono più in grado di investire per effetto dei continui tagli, ma il Governo insiste”. Anche la Cgil, la cui assemblea generale martedì ha decretato “necessario che la mobilitazione arrivi fino allo sciopero generale”, condanna “una lunga stagione di rigore e tagli alla sanità, a istruzione e ricerca, alla previdenza, ai contratti collettivi nazionali di lavoro pubblici, agli enti locali, agli investimenti”.

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