Il ritorno di fiamma tra il Pd e Matteo Renzi si abbatte sulla giunta palermitana di Roberto Lagalla, diventando un vero e proprio caso politico che da giorni tiene banco in Sicilia, come anticipato dall’edizione locale di Repubblica. Tutto nasce dal piano rifiuti, per il quale, lo scorso giovedì Renato Schifani, col via libera in parlamento al decreto Omnibus, ha ottenuto i poteri speciali. Un modo per bypassare alcuni iter burocratici e procedere spediti verso la realizzazione di due inceneritori. I poteri speciali a Schifani hanno però scatenato la reazione dell’opposizione e nelle prime file si è schierato subito Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera e vero e proprio console renziano sull’Isola: “Nominare commissario il presidente della regione Schifani, colui che invece doveva essere commissariato per incapacità manifesta, è quanto di più deleterio il governo nazionale potesse fare”, ha detto, intervenendo lo scorso venerdì 4 ottobre alla Camera a proposito del dl Omnibus.

Una dichiarazione di fuoco, seguita anche da una plateale protesta: il renziano, sabato pomeriggio, si è presentato di fronte alla sede dell’Assemblea regionale siciliana, in accappatoio, per sottolineare il disagio dei siciliani senz’acqua. La mossa di Faraone, che di fatto formalizza il riposizionamento di Iv nel centrosinistra, ha scatenato subito le reazioni di Forza Italia prima, ma poi anche di Lega e Fdi, che hanno chiesto al sindaco di estromettere i renziani dalla giunta: a Palermo, infatti, Italia viva fa parte della maggioranza che sostiene Lagalla. “C’è un problema di natura politica che non può essere più ignorato appare non più rinviabile una valutazione sulla permanenza di questo gruppo nella giunta comunale”, ha detto il coordinatore regionale di FI, Marcello Caruso. “È assurdo che Italia viva, parte della maggioranza al Comune di Palermo, faccia un’esternazione del genere”, è intervenuto Nino Germanà, segretario siciliano della Lega. Mentre Carolina Varchi, di Fdi, ha di fatto annunciato il rimpasto: “Si adotteranno le scelte consequenziali per evitare da parte di alcuno politiche dei due forni”.

Tirato per la giacca, Lagalla ha invece preso tempo, escludendo revisioni nella giunta ma solo “per il momento”: “Abbiamo detto sempre che avremmo fatto un tagliando, di tutte le posizioni, a metà mandato – ha sottolineato il primo cittadino -. Quando scadrà l’orologio di metà mandato ragioneremo sull’argomento”. Nel frattempo, però, Faraone ha ricordato che Italia Viva non è in consiglio comunale: cosa c’entrano dunque i renziani con Lagalla? Tutto nasce a fine 2021, quando sempre Faraone muove le prime mosse verso un’alleanza centrista, partecipando alla presentazione del libro sulla Dc del forzista Gianfranco Rotondi, al fianco di Totò Cuffaro.

Era il 25 novembre del 2021 e in quel momento il deputato di Iv era candidato sindaco. Una candidatura lampo, messa da parte a favore di Lagalla. Mentre il centrodestra litigava sul nome dell’aspirante primo cittadino, infatti, i primi ad appoggiare Lagalla furono i renziani. Il centrodestra poi si ricompattò sullo stesso candidato di Iv, ma Renzi in persona decise di sfilarsi da una compagine troppo spostata a destra, quando ormai era pronta la lista dei renziani a favore di Lagalla. I renziani si candidarono comunque senza simbolo, con la sigla Lavoriamo per Palermo: stesso nome col quale adesso formano il gruppo consiliare.

Ma se il partito di Renzi in consiglio comunale non c’è, ci sono i renziani. Che fanno parte pure della giunta: assessore ai Lavori pubblici è infatti Totò Orlando, uomo di Faraone e Renzi. Non a caso è proprio su di lui direzionato il fuoco di fila del centrodestra, che chiedendo un rimpasto a Lagalla, di fatto chiede il defenestramento di Orlando. A sollevare la questione della permanenza in giunta dei renziani, però, c’è anche il Pd: “Se si vuole ragionare assieme a noi, non lo si può fare restando al governo con centrodestra, né si può pensare di restare in una giunta di centrodestra fino all’ultimo momento utile: Iv rompa adesso”, ha sollecitato il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo.

Un vero e proprio ultimatum quello di Barbagallo in vista della ricomposizione del campo largo, quando le posizioni sembrano già riallineate: “Faraone ha detto quello che pensiamo tutti – ha commentato il segretario regionale del Pd – e cioè che attribuire i poteri speciali a Schifani è stata una forzatura: non c’è una situazione di rifiuti emergenziale, manca quindi il presupposto giuridico per autorizzare il presidente della Regione ad adottare per i poteri speciali che prevedono la deroga al codice dei contratti pubblici e a tutti i vincoli paesaggistici ambientali”. Intanto che il campo largo prende forma, però, Lagalla prende tempo e nessuno dei renziani in consiglio o in giunta pare in procinto di dimettersi. Ma la polemica non sembra destinata a spegnersi, lo scontro sul piano rifiuti e i poteri speciali a Schifani si fa, anzi, sempre più duro e fioccano i ricorsi delle associazioni ambientaliste (presentato lunedì il ricorso di Zero Waste, di cui è membro l’ex consigliere regionale M5s Giampiero Trizzino) e del Pd che ha presentato ricorso e diffida. “Un atto obbligato, affinché si operi nel rispetto delle leggi e delle direttive europee, nella assoluta salvaguardia dell’ambiente e della salute”, ha sottolineato Barbagallo.

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