Ambiente & Veleni

L’inceneritore che “salverà Roma”: 30 miliardi di costi e un monopolio potenzialmente tossico

È la terza volta che Zero Waste Italy ripropone una campagna contro l’improvvido progetto di incenerimento a Roma insieme ad una miriade di comitati e associazioni che a livello romano si stanno strenuamente battendo contro. Quattro incontri e in ognuno la “freccia ha colpito il bersaglio” segnando una forte opposizione a questa operazione truffaldina dal punto di vista politico, mediatico, economico ed ecologico.

In particolare l’incontro pomeridiano del 2 ottobre ha visto gli interventi di deputati al Parlamento Ue, Ignazio Marino e Dario Tamburrano, al Parlamento italiano Filiberto Zoratti, Andrea Volpi e Eleonora Evi (Camera), Andrea De Priamo (Senato) e di consiglieri della Regione Lazio. Importanti contributi da parte di Natale Dicola, segretario regionale CGIL, Roberto Scacchi, Legambiente, Raniero Maggini, WWF e da membri dell’Unione dei Comitati contro l’inceneritore. Sono stati “svelati” inquietanti retroscena dalla Rete Tutela Roma Sud sull’operazione che, se andrà a buon fine, per Comune ed ACEA significherà sigillare il monopolio della gestione dei rifiuti di tutto il Lazio concentrandoli nelle mani di un unico successore di Cerroni (uomo forte di ACEA, vincitrice dell’appalto per costruire l’inceneritore).

Un affare che, attraverso la famigerata finanza di progetto, durerà 33 anni drenando dalle tasche dei cittadini circa 30 mld. Sì, miliardi, ingessando fino al 2060 un sistema di gestione dei rifiuti che da oltre cinque anni confina ad un magro 42-43% la RD ad un modello fuori al 100% da quello dell’Economia Circolare che per motivi economici (non ecologici) l’Unione Europea sta perseguendo (l’Ue dipende per il 98% dalla Cina per le materie prime critiche). I romani pensavano che “sbolognando” l’inceneritore alla Roma di fronte ai Castelli e ad Albano non avrebbero avuto problemi di inquinamento ma si accorgono ora che ne avranno dal punto di vista delle bollette! Infatti bruciare i rifiuti includendo la tassa per le emissioni di anidride carbonica significherà pagare tra 250 e 300 euro alla tonnellata con costi esosi oltre che con uno scarico di impatti ambientali e sanitari elevatissimi ed irreversibili. Solo per i consumi idrici l’inceneritore comporterà l’equivalente in 20 anni di circa 10.000 piscine olimpiche in un’area già fortemente interessata da carenze idriche e siccità. E poi le ceneri…

La narrazione manipolata dell’inceneritore salvifico e alternativo alle discariche si sgretola contro la certezza che da smaltire in due discariche (una per rifiuti speciali ed una per rifiuti pericolosi) ci saranno circa 160.000 tonnellate all’anno per un totale di oltre tre milioni di tonnellate nel corso del ciclo di vita di questo inceneritore. Questa operazione dai contorni inquietanti non solo colpisce salute ed ambiente (vedi in tutta Europa dove come in Francia si bandiscono le vendite di uova perché inquinate da diossine e non solo) ma concentra in un monopolio potenzialmente tossico un enorme bottino antitetico alla responsabilizzazione democratica dei cittadini. Ci si approprierà per 33 anni dei soldi della tassa rifiuti attribuendo al fortunato vincitore della gara, non un tesoretto, ma, una vera e propria miniera d’oro senza alcun rischio d’impresa. E questo in un quadro in cui si è attribuito un potere monarchico al console Gualtieri che cancellando i poteri della Regione e annullando comuni e cittadini avrebbe dovuto risolvere i problemi di Roma nello svolgimento del Giubileo 2025.

È evidente che l’unico risultato non sarà l’inceneritore, che ovviamente non ci sarà nel 2025, così come non ci sarà la raccolta differenziata per la quale nonostante le cogenti normative europee rischia di languire i contorni di un’operazione autoritaria che vorrebbe bruciare buone pratiche ambientali e democratiche fuori dal tempo, dall’economia circolare e dalla transizione ecologica. Incredibile che politica e magistratura non abbiano ancora valutato attentamente l’impatto di un affare concentrato sotto un unico ombrello che vale 900 milioni di euro all’anno e cioè circa 30 miliardi in tutta la sua “vita”.

Ma il movimento sta crescendo e, con il prof. Paul Connett, Zero Waste Italy farà appello al movimento internazionale Zero Waste, alla stessa Chiesa e potenzialmente a tutti i pellegrini perché da un’operazione che dovrebbe migliorare la spiritualità dei popoli non si ricavi invece una degenerazione per eticità ed ambiente. “Dio ricicla, il Diavolo Brucia!”, così dicono gli attivisti di Zero Waste.