La condizione delle lavoratrici di ditte esterne che su appalto confezionano gli ovetti Kinder per il gruppo Ferrero, raccontata dal Fatto nei giorni scorsi, finisce al centro di un’interrogazione del deputato di Avs Marco Grimaldi alla ministra del Lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone. La richiesta di Grimaldi, che cita l’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 4 ottobre, è quella di sapere “quali misure urgenti, anche di carattere normativo, intende promuovere per affrontare e contrastare il fenomeno dei bassi salari, del lavoro sottopagato, dei part-time involontari e dell’applicazione di contratti collettivi nazionali di lavoro differenti a parità di mansioni”. Il governo, che attraverso la maggioranza parlamentare che lo sostiene “ha bocciato la proposta di legge sull’introduzione del salario“, ricorda il deputato, “ha il dovere di dare delle risposte alle lavoratrici che hanno scioperato ad Alba e a quei milioni di lavoratori e lavoratrici che percepiscono salari troppo bassi”.

Le lavoratrici delle ditte esterne che lavorano in appalto per il colosso dolciario di Alba hanno scioperato per protestare contro salari di circa 5 euro l’ora. “Secondo il sindacato Usb – sottolinea Grimaldi – il 90% dei prodotti a marchio Ferrero viene confezionato, in appalto, da ditte esterne e l’unica spiegazione alla base di questa scelta può essere quella legata all’abbattimento del costo della manodopera, dal momento che tali ditte esterne non applicano il contratto del settore agroalimentare ma quello multiservizi, a differenza dei lavoratori assunti direttamente dalla Ferrero. Un dipendente interno percepisce rispetto ad uno assunto da una ditta esterna circa 400 euro lordi mensili in più“.

Il punto è che le aziende appaltatrici godono di una flessibilità abnorme rispetto alla rigidità che caratterizza il contratto collettivo nazionale. Tale flessibilità si è tradotta negli anni “in part-time obbligatori e in un’organizzazione del lavoro che prevede alcuni mesi di sospensione della prestazione lavorativa, durante la quale però, le lavoratrici, – che invece risultano – assunte a tempo pieno e indeterminato, non percepiscono alcuna retribuzione, come se fossero «a chiamata», pur non essendolo formalmente” ha proseguito Grimaldi.

Alle lavoratrici della cooperativa, la Ferrero – guidata da Giovanni Ferrero, il 26esimo uomo più ricco del mondo secondo Forbes -, ha affidato il confezionamento di alcuni dei dolciumi più famosi della ditta, tra cui le Uova Kinder, i Raffaello e i Ferrero Rocher. “In media i dipendenti delle ditte esterne guadagnano meno di mille euro al mese, alcuni mesi 700 euro, altri 1.200″. L’ennesima esternalizzazione per ridurre il costo del lavoro e “l’ennesimo appalto al ribasso che permette a una multinazionale di disinteressarsi delle condizioni di chi confeziona i suoi prodotti”. Il tutto in un’azienda considerata “simbolo del capitalismo illuminato e legato al territorio, capace di offrire un buon welfare aziendale, consistenti premi di produzione e stipendi più che dignitosi ai suoi dipendenti”, ma che “evidentemente, non si preoccupa altrettanto delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori delle cooperative alle quali affida il confezionamento”.

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