Mentre le opposizioni fanno fronte comune e annunciano che non parteciperanno alla votazione, i timori della maggioranza di non riuscire ad avere i numeri per eleggere Francesco Saverio Marini come giudice della Corte costituzionale diventano via via più concreti. Così la destra preferisce non rischiare e a circa 30 minuti dall’inizio del voto del Parlamento in seduta comune ai parlamentari del centrodestra arriva l’indicazione: niente nome ma scheda bianca.

I partiti di governo preferiscono non rischiare e rinviano così il tentativo di eleggere alla Consulta il consigliere giuridico di Giorgia Meloni, costituzionalista e soprattutto consulente nella redazione della riforma sul premierato. E lo fanno puntando il dito contro i partiti di minoranza: “Le opposizioni decidono di trasformare perfino l’elezione dei giudici costituzionali in terreno di propaganda politica. Hanno deciso di disertare l’Aula nonostante l’esigenza di sostituire dopo 10 mesi un giudice della Consulta. La maggioranza decide nonostante loro di continuare a rispettare le istituzioni e oggi vota scheda bianca”, hanno affermato i capigruppo di Camera e Senato del centrodestra.

Si tratta dell’ottava votazione e nella riunione del Parlamento in seduta comune serve la maggioranza dei 3/5. Conti alla mano alle forze di governo non avevano i numeri necessari: mancavano tre “sì” . La destra però ci ha creduto fino alla fine. Nei giorni scorsi tutti i partiti sono stati allertati a presentarsi in aula cancellando impegni e missioni. L’obiettivo era quello di evitare franchi tiratori e convincere qualche singolo parlamentare a votare Marini: e si guardava anche a Svp. Tutto questo in un clima molto teso con tanto di ricerca di talpe, dopo la chat rivelata dal Fatto Quotidiano sullo sfogo della premier con i suoi parlamentari. Ma alla fine la maggioranza getta la spugna. Il risultato vede 9 voti dispersi, 10 schede nulle e 323 le schede bianche: per eleggere il giudice servono 363 voti, cioè i tre quinti dei 605 parlamentari.

“La compattezza delle opposizioni ha fermato la forzatura che la maggioranza voleva fare, ora accettino il dialogo. E quando parlo di dialogo non intendo chiamate spicce a parlamentari” di minoranza “per cercare dei voti per andare avanti sulla propria forzatura”, ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein in Transatlantico: “Se esiste una maggioranza qualificata per questo voto è proprio perché la Costituzione prevede un dialogo tra maggioranza e opposizione”, ha aggiunto sottolineando di avere “cercato il dialogo e la risposta fin qui è stata un muro, speriamo che il fatto che si siano fermati sia la premessa al fatto che ora inizi un dialogo”. Dello stesso parere Giuseppe Conte: “Non possiamo assecondare il blitz delle forze di maggioranza per eleggersi il proprio giudice costituzionale. Quando si tratta di istituzioni di garanzia, che tra l’altro la magistratura più elevata è la Corte costituzionale, non sono ammissibili logiche spartitorie e blitz del genere”, ha detto il leader del Movimento 5 stelle.

“L’opposizione dice di no sostanzialmente a tutto. Per eleggere questi giudici serve la collaborazione di una parte di opposizione, immagino che la prossima volta la Schlein e gli ultras del no a tutti i costi continueranno a dire di no anche se presentassimo Madre Teresa di Calcutta“, ha replicato il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini: “La Schlein rimarrà fuori, probabilmente qualcun altro aiuterà non il Governo, aiuterà il Paese a fare quello che abbiamo bisogno di fare”, ha concluso Salvini. “Come centrodestra noi abbiamo avuto un senso delle istituzioni che l’opposizione non ha, ma non possono abusarne“, è il commento del responsabile dell’organizzazione di Fdi, Giovanni Donzelli. “Si rassegnino, hanno perso le elezioni. Non possono bloccare le istituzioni pensando all’Aventino contro tutti e contro tutto. Non non abbiamo mai negato spazi di dialogo, al contrario di quello che ha fatto la sinistra quando noi eravamo all’opposizione…”, ha aggiunto Donzelli.

Poco prima Partito Democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi-Sinistra, Azione, Italia viva e +Europa avevano reso noto la decisione comune di non partecipare alla votazione, criticando la “forzatura” del centrodestra. “I parlamentari del M5s non non risponderanno alla chiama e non ritireranno la scheda”, hanno fatto sapere dal Movimento. “Non rompiamo il fronte, non partecipiamo al voto”, ha comunicato Carlo Calenda ai suoi. “In accordo con le opposizioni la scelta di Italia Viva è quella di non partecipare al voto per l’elezione del giudice della corte costituzionale”, afferma in una nota l’ufficio stampa del partito di Matteo Renzi. Il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, ha parlato di “blitz della maggioranza“: “Siamo di fronte ad una sorta di provocazione“, ha sottolineato Boccia, introducendo la riunione dei gruppi Pd. L’indicazione data è stata quella di non partecipare al voto e di non ritirare la scheda. “Non c’è stato un confronto ma una improvvisa accelerazione da parte della maggioranza. Con convocazione via chat, manu militari, da parte dei partiti di governo. E poi c’è la questione della designazione: si sceglie il nome di Francesco Saverio Marini, principale estensore della legge sul premierato”, ha concluso Boccia. E alla fine arriva dell’ottava fumata nera.

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