Restano ampie le distanze tra Aran (l’agenzia che rappresenta lo stato nelle negoziazioni con i lavoratori del pubblico impiego) e sindacati nella trattative per il rinnovo del contratto. Le criticità riguardano l’entità degli aumenti salariali mentre si registrano passi avanti in tema di smart working. La bozza presentata ai sindacati include una semplificazione per l’accesso al lavoro agile dei neo assunti. Misura che ha l’obiettivo di rendere più appetibile l’impiego pubblico, soprattutto nelle grandi città del Nord, dove affitti e costo della vita in genere sono più alti.

La trattiva riprenderà il 28 ottobre quando si farà il punto sulle risorse finanziarie per il rinnovo. Il punto che desta maggiori preoccupazioni tra i sindacati. L’Usb ha addirittura deciso di abbandonare il tavolo del confronto e proclamare uno sciopero per il 31 ottobre. Cgil, Cisl e Uil hanno invece già fissato una manifestazione per sabato 18 ottobre a sostegno del rinnovo per il recupero del potere d’acquisto rispetto all’inflazione e per un piano straordinario di assunzioni.

La proposta presentata dall’Aran prevede aumenti sulla retribuzione tabellare tra i 110,40 euro lordi mensili a regime per gli operatori e i 193,90 euro per le elevate professionalità, pari a circa il 7,2% degli stipendi. Ma questo, lamentano i sindacati, significa in concreto una riduzione dei salari dato che nel triennio 2022-2024 i prezzi sono saliti di circa il 15%. È stato previsto all’interno delle aree, a livello della contrattazione di sede, che il negoziato consenta di stabilire dei differenziali stipendiali da attribuire, “segnando, dice la Uil, un indubbio passo in avanti” ma comunque questo non basterà a colmare il gap.

Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, pur dispiaciuto per l’abbandono del tavolo da parte dell’Usb, si è detto fiducioso sulla possibilità che si arrivi a un accordo entro il 2024, ultimo anno di vigenza del contratto. “La trattativa per il rinnovo del contratto, dice però il segretario nazionale Fp-Cgil Florindo Oliviero, rischia di finire su un binario morto se il ministro per la PA e il governo non si decidono a mettere a disposizione le risorse necessarie per garantire l’adeguamento dei salari all’inflazione. Siamo sempre fermi al punto che lo stipendio di un funzionario, nel triennio 2022/2024 ha avuto una svalutazione da inflazione pari a 290 euro e il recupero proposto dall’Aran si ferma a 141 euro. Basta parlare del governo che fa i contratti in tempi più rapidi dei precedenti. I contratti si fanno quando sono dignitosi e questo non lo sarebbe”.

“Per noi elemento dirimente per la sottoscrizione, afferma il numero uno della Uilpa, Sandro Colombi, è la disponibilità di nuove risorse economiche. Responsabilmente, continueremo la trattativa in Aran fino all’ultimo giorno possibile. Ma nel frattempo scenderemo in piazza il 19 ottobre per l’ennesimo grido d’allarme sullo stato di salute dei servizi pubblici e per risvegliare le coscienze di chi ci governa affinché provveda a investimenti degni di questo nome a favore delle Funzioni Centrali”.

Nel contratto oltre alla parte salariale resta centrale il tema dello smart working che in molte realtà può essere determinante per il candidato che ha vinto il concorso nella decisione di accettare o meno il posto di lavoro. “Nella definizione del contratto integrativo – si legge nella proposta presentata ai sindacati – le parti valuteranno l’adozione di strumenti volti a favorire l’inserimento del personale neoassunto quali, ad esempio, politiche di welfare e/o accesso al lavoro a distanza”.

In serata, in audizione alla Camera, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto che la manovra di bilancio fornirà le risorse necessarie anche per il rinnovo dei contratti pubblici per il 2025-27.

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