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Troupe del Tg3 aggredita in Libano: l’autista muore di infarto. L’inviata Lucia Goracci: “Ne ricorderemo la profondità umana”

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La troupe del Tg3 con l’inviata Lucia Goracci e l’operatore Marco Nicois è stata aggredita in Libano, in un villaggio vicino a Sidone. Prima un uomo armato e poi un gruppo di persone si sono avvicinate e hanno cominciato a minacciare i cronisti: l’autista Ahmad Akil Hamzeh, 55enne originario del posto e da anni collaboratore della Rai, ha avuto un malore ed è morto nonostante il massaggio cardiaco. A raccontarlo è stata la stessa Goracci con un audio, trasmesso nel corso dell’edizione delle 12 del telegiornale. “La mia totale solidarietà alla troupe”, ha scritto sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, “insieme alla più sentita vicinanza ai familiari dell’autista locale deceduto per un infarto a seguito dell’attacco”. Anche la segretaria dem Elly Schlein ha espresso la sua “grande vicinanza” ai cronisti. E, ha aggiunto, “un pensiero commosso va ai familiari di Ahmad Akil Hamzeh. La mia solidarietà e gratitudine vanno poi alle giornaliste, ai giornalisti e a tutti gli operatori impegnati sui fronti di guerra che rischiano la vita ogni giorno per informarci con professionalità e dedizione”. Pieno sostegno anche dal leader M5s Giuseppe Conte.

Troupe del Tg3 aggredita in Libano, il racconto commosso di Goracci: "Così ci hanno aggrediti ed è morto il nostro autista"
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Nell’edizione delle 12 del telegiornale, Goracci ha raccontato con grande commozione quanto avvenuto nelle scorse ore: “Eravamo in un villaggio a nord di Sidone, sul luogo di un bombardamento di due notti fa”, ha detto con la voce rotta Goracci. L’inviata ha spiegato che la loro presenza era stata segnalata dal fixer a Hezbollah e la troupe ha ripreso il viaggio “senza problemi, la gente ci parlava”. Poi “è spuntato un uomo, che ha aggredito l’operatore Marco Nicois, tentando di strappargli la telecamera”, ha continuato l’inviata. “Abbiamo protetto Marco, ci siamo allontanati in fretta, sono arrivati altri che hanno provato a spintonarci, a spintonare l’auto. Siamo andati via veloci in auto, ma quest’uomo ci stava seguendo e quando l’autista si è fermato ad un distributore, ormai eravamo fuori dal Paese, ci è venuto addosso, ha strappato le chiavi, ha tentato di distruggere la telecamera mentre nessuno ci veniva in aiuto”. L’autista, che cercava di spiegare e convincere gli aggressori, “è mancato, caduto in terra”, ha detto ancora Goracci. “Siamo corsi in ospedale e ci hanno detto che era morto dopo lunghi tentativi di rianimarlo. Non abbiamo parole per descriverne la profondità umana e la grande dolcezza“. Poco dopo, interpellata dall’agenzia Ansa, Goracci ha rivelato che è stato lo stesso aggressore della troupe Rai in Libano a chiamare l’ambulanza dopo aver visto Ahmad Akil Hamzeh accasciarsi a terra. L’inviata ha anche parlato di “attimi di paura ricondotti poco più tardi ad un gesto disperato e non ad un vero e proprio assalto”: “Dopo la fuga e l’inseguimento, giunti ad una stazione di servizio, Ahmad ha accostato, tentando di condurre l’inseguitore a più miti consigli mentre quello continuava a inveire. Era riuscito a prendere le chiavi dell’auto ma Ahmad se le era fatte ridare. Dev’essere stato in quel momento, nella concitazione degli eventi, che è stato colto da malore lasciando l’interlocutore talmente colpito che lui stesso ha chiamato l’ambulanza“, ha raccontato Goracci. A quel punto, alcune persone si sono avvicinate e si è tentato un massaggio cardiaco sul posto, purtroppo invano. Nel frattempo, l’inseguitore si era dileguato.

Interpellato dall’agenzia Adnkronos, il vice caporedattore degli Esteri al Tg3 Marcello Greco ha dichiarato: “Siamo tutti scioccati, Lucia doveva fare la diretta con noi, che chiaramente è stata annullata”, ha detto. “Lei è un carro armato, non si spaventa di nulla, quindi sentirla così scossa ci ha fatto molto effetto“. Quindi ha osservato: “L’operatore che era con Lucia è uno dei service di fiducia di cui ci serviamo sempre. Ed anche l’autista era sempre lo stesso. Sono diventati nostri compagni di viaggio con cui condividiamo la quotidianità quando siamo inviati in guerra”.

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