Calcio

Algoritmi e intelligenza artificiale: perché Klopp può mettere le ali al calcio targato Red Bull

La notizia della nomina di Jurgen Klopp responsabile del calcio globale della Red Bull a partire dal 1° gennaio 2025, con contratto quadriennale e clausola di uscita in caso di chiamata per la panchina della Germania, riporta in pista uno dei migliori allenatori dell’ultimo ventennio in un ruolo inedito – supervisore della rete internazionale del gruppo austriaco -, ma in linea con la cultura del coach tedesco.

Jurgen Klopp ha intercettato la cultura scientifica sin dai tempi di Liverpool
Klopp nelle nove stagioni trascorse a Liverpool (2015-2024) non è stato solo un tecnico di successo (Champions, Supercoppa Uefa e Mondiale per club 2019, Premier 2020, Coppa di Lega 2022 e 2024, FA Cup 2022, Community Shield 2022) e una delle figure di riferimento della città – esemplare il suo comportamento nel periodo della pandemia -, ma ha intercettato la cultura scientifica introdotta con forza nel football dalle proprietà statunitensi. Il Liverpool è stato uno dei primi club del mondo a percorrere la via degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale. Il Fenway Group, proprietario dei Reds dal 2010, ha trovato in Klopp, 57 anni compiuti il 16 giugno, il personaggio ideale per valorizzare le nuove competenze nel settore calcistico. L’allenatore tedesco si è laureato in Scienze Motorie presso la Goethe University di Francoforte, con una tesi sulla camminata. Da bambino voleva fare il medico. È stato uno dei sostenitori della campagna vaccinale contro il Covid. Prima della partita Liverpool-Newcastle del 16 dicembre 2021, con il Regno Unito colpito dall’ondata della variante Omicron, Klopp utilizzò la sua rubrica nel MatchDay Programme per raccomandare ai tifosi di vaccinarsi, invitandoli a “ignorare coloro che fingono di sapere. Ignorare bugie e disinformazione. Bisogna ascoltare le persone che ne sanno di più”. Nel maggio 2022, un articolo del Daily Telegraph svelò un segreto del Liverpool di Klopp: il rapporto con Zone 7, società di intelligenza artificiale con sede nella Silicon Valley, per prevenire gli infortuni. Grazie al supporto di questa tecnologia avanzata, il Liverpool era riuscito in un anno a ridurre di un terzo il numero delle giornate perse per lesioni di vario genere dai giocatori, scendendo da quota 1500 a 1008, con benefici soprattutto nelle lesioni di lungo periodo, ovvero superiori ai nove giorni di stop. Pochi mesi fa, aprile 2024, è emerso un altro aspetto del calcio “matematico” dei Reds: l’uso delle statistiche nei calci piazzati.

L’intelligenza artificiale è stata sfruttata dal Liverpool anche nella scelta dell’erede di Klopp: visti i risultati finora ottenuti dall’olandese Arne Slot, si può tranquillamente dire che si è trattato di un suggerimento vincente. Klopp non è però solo un coach “matematico”. L’empatia e le relazioni umane rappresentano una componente importante non solo del suo carattere, ma anche della sua professione. Nel corso dei nove anni trascorsi a Liverpool, i suoi confronti con lo staff tecnico e con il direttore sportivo Michael Edwards sono stati quotidiani. Klopp si è calato in profondità nel ruolo di manager all’inglese, con visione e compiti più ampi rispetto alla figura tradizionale dell’allenatore. Nelle sue stagioni, il settore giovanile dei Reds è tornato a produrre talenti interessanti: da Trent Alexander-Arnold a Curtis Jones, da Harvey Elliot a Conor Bradley, fino a Jarell Quansah. Klopp è l’uomo giusto per il ruolo che assumerà in Red Bull nel 2025. Il tedesco ha scelto questa nuova dimensione perché ama le nuove sfide e forse anche perché, come disse nei giorni del suo addio al Liverpool, dopo un ventennio in prima linea, il motore era in riserva. Serviva una lunga pausa per riempire nuovamente il serbatoio. La certezza è che una figura come Klopp continuerà però a mancare e a mancarci: non solo per il suo Gegenpressin spettacolare, ma anche perché gli uomini di spessore come lui sono un bene prezioso in un calcio oppresso da dirigenti assetati di potere e corrotti, malavita, avventurieri e allenatori incapaci di allungare lo sguardo oltre il 4-3-3 o il 4-4-2.