Le guerre atroci che ci circondano stordiscono e l’asticella di sopportazione si sposta sempre un poco più in là, ma non possiamo tralasciare altre emergenze, anch’esse legate alla salute e alla sopravvivenza della nostra specie. L’Antropocene, purtroppo, si manifesta sotto la più colpevole incuria della terra e della biosfera tutta.

Per concentrarci su quanto accade da vicino, occorre denunciare come l’emergenza climatica in corso stia passando in secondo piano. Anzi, il governo in carica, nonostante la devastazione di interi territori nazionali, traffica per affari sottotraccia, piegando le aspettative e l’urgenza della riconversione energetica “verde” agli interessi delle vecchie lobby, rafforzate nelle loro pretese. E, come capita quando la partecipazione dei cittadini viene messa in secondo piano, si inventano “Piani Mattei”, pur di avere rigassificatori riforniti da GNL dall’Atlantico o da gasdotti trans mediterranei.

Intanto, si cambia in un baleno l’intero quadro di comando delle partecipate statali dell’energia e ci si allea con la Confindustria più retriva, pur di tener fede nel ritardo dell’installazione delle rinnovabili e nel mantenere una quota di gas e di nucleare al 2030. Un progetto assai rischioso, incompatibile coi tempi dell’emergenza climatica, giacché tradirebbe l’obbiettivo di 1.5°C, non eliminando a norma le combustioni fossili e rilasciando diffusamente rifiuti radioattivi letali.

Parto da Civitavecchia ancora una volta, per chiarire come la sconfitta – e quindi la sconfessione di un progetto maturato dal basso – sembra premere al governo di Meloni, Fitto e Pichetto Fratin. L’edizione barese di Repubblica il 29 settembre annunciava che “salgono sempre più le quotazioni della Puglia (con i porti di Taranto e Brindisi insieme) e della Sicilia (con Augusta) come sedi dei grandi hub per l’allestimento delle piattaforme per l’eolico offshore galleggiante”. Non sarebbe male, se fossero in aggiunta al porto laziale, che da lungo tempo ha annunciato la sua candidatura, prefigurando anche l’insediamento di aziende manifatture per l’offshore, con la copertura finanziaria di una joint venture europea già costituita per gli investimenti di 27 pale eoliche a 35 km al largo delle sue coste.

Evidentemente, il credito di Fitto e di alcuni parlamentari pugliesi (ma non solo) della maggioranza ha avuto un suo peso nel non prendere in considerazione il porto che è stato al centro di una partecipazione popolare, del mondo del lavoro e della ricerca.

Evidentemente, i nuovi manager designati nelle Aziende Partecipate dell’energia non nutrono alcuna autonomia dai ministri designatori (non c’è più uno Starace all’Enel!) e riscrivono tra di loro il nuovo PNIEC inviato a Bruxelles, che, nei loro intenti, rallenta le rinnovabili e le sostituisce con il nucleare, bocciato da ben due referendum, ma celebrato nella sua nuova veste di piccola taglia (150 MW tutt’ora non esistenti, ma già valutabili in termini di alto consumo e di rischio elevatissimo, se realizzati) adatta a alimentare i data center per l’intelligenza artificiale.

Pichetto Fratin, in una dichiarazione al Giornale del 24 agosto sfida i referendum e il buon senso: “La transizione energetica è impensabile – dice – senza la sfida del nucleare. anche perché l’’Intelligenza Artificiale contribuirà al raddoppio di energia al 2050”: Quindi, non basteranno le rinnovabili (che intanto sono tenute ferme da mille cavilli). Per perseguire una strategia così penalizzante delle rinnovabili occorre rimuovere in Confindustria Rebaudengo, il responsabile di Energia Futura: e questo è nell’aria.

Ben si capisce allora l’allarme che lancia Marco Piendibene, il nuovo sindaco di centrosinistra di Civitavecchia: “E’ incomprensibile il differente approccio del governo in situazioni paragonabili a quella di Civitavecchia – scrive il 2 ottobre a due deputati del territorio: Battilocchio di Forza Italia e Rotelli, di Fratelli d’Italia – quando invece la promozione delle ragioni di Civitavecchia nei contesti istituzionali nazionali chiede il giusto riconoscimento e supporto nei progetti strategici” che vedono coinvolta una popolazione che per anni si è mobilitata per una soluzione che liberasse il proprio territorio dalla schiavitù dei fossili. Il sindaco chiede, infine, “un incontro urgente per discutere tutte le iniziative che possano essere messe in atto al fine di portare le istanze del territorio all’attenzione di tutti i dicasteri interessati”.

Piendibene e i suoi cittadini sanno che la città potrebbe diventare un punto di riferimento nazionale per la transizione energetica e lo sviluppo delle energie rinnovabili, con la realizzazione di un hub integrato in grado di favorire la crescita economica e occupazionale, valorizzando le infrastrutture portuali e la centralità della sua posizione geografica nel Mediterraneo.

L’attenzione dell’opinione pubblica, una volta edotta, non potrà che richiedere un ruolo proattivo e non distaccato e sterile da parte del governo.

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