L’Inps parte lesa di Daniela Santanchè. L’istituto di previdenza, infatti, è stato ammesso come parte civile nell’udienza preliminare del procedimento sul caso Visibilia, iniziata davanti al gup di Milano Tiziana Gueli. Il procedimento è quello in cui si ipotizza la truffa aggravata ai danni dell’Inps. Imputati sono la ministra del Turismo, il suo compagno Dimitri Kunz e l’ex collaboratore Paolo Giuseppe Concordia.
I presunti danni all’Inps – Per i pm Marina Gravina e Luigi Luzi, Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, società del gruppo fondato dalla senatrice di FdI, hanno chiesto e ottenuto la cassa integrazione in deroga nel periodo della pandemia Covid: si tratta di 126mila euro per 13 dipendenti, che però in realtà lavoravano. Per questo motivo la pubblica accusa ipotizza ingenti danni per l’Inps. L’istituto di previdenza, rappresentato dall’avvocato Aldo Tagliente, chiede di quantificarli in via equitativa: i danni quelli patrimoniali sui soldi versati (oltre 126mila euro per le due società) per la cassa in deroga mentre i dipendenti lavoravano, quelli non patrimoniali da “disservizio causato” e quelli non patrimoniali di immagine. La gip ha invece respinto alcune istanze difensive sulla retrodatazione delle iscrizioni nel registro degli indagati. Poi, la difesa di Santanchè, col legale Nicolò Pelanda, ha chiesto che il procedimento fosse trasferito a Roma per competenza territoriale: l’Inps, infatti, ha sede della capitale. La giudice potrà decidere se accogliere o respingere l’istanza oppure di rimettere la questione davanti alla Cassazione, il prossimo 23 ottobre. La stessa difesa nell’eccezione sollevata ha chiesto di riqualificare la truffa aggravata in “indebita percezione di erogazioni pubbliche“.
La società chiede di patteggiare – Nel frattempo Visibilia Editore spa ha proposto di patteggiare. La richiesta della società, assistita dall’avvocato Maurizio Riverditi, ha ricevuto il via libera dei pm Gravina e Luzi. Alla spa, in particolare, veniva contestata la cig su sette dipendenti per un totale di circa 36.600 euro, mentre a Visibilia Concessionaria viene contestata la cassa su sei dipendenti per quasi 90mila euro. La spa, che è in amministrazione giudiziaria su disposizione nei mesi scorsi del Tribunale civile, ha proposto di sanare (i versamenti sono già in corso) i verbali di accertamenti e se il gup darà l’ok al patteggiamento non scatteranno interdizioni né confische. Anche l’altra società, nel frattempo, ha preannunciato, da quanto si è saputo, che sanerà i verbali di accertamento.
La ministra: “Sono ottimista” – “Escludo che arrivi un rinvio a giudizio oggi, poi sono qui per parlare di politica e non c’è niente di attinente per quanto riguarda la mia attività politica e di ministro”, ha detto Santanchè, rispondendo alle domande della stampa all’inaugurazione del Ttg Travel Experience, la fiera del turismo di Rimini. Ai cronisti che chiedevano se fosse preoccupata, la ministra ha ribattuto: “Vi sembro preoccupata? Sono ottimista”.
Tutte le accuse – Quello che ha preso il via oggi è il secondo procedimento istruito dai pm milanesi in cui la ministra del governo di Giorgia Meloni rischia di finire a giudizio. La scorsa settimana è cominciata l’udienza preliminare per false comunicazioni sociali a carico di Santanchè e altre 19 persone, anche giuridiche, e che pur procedendo spedita, dovrebbe terminare alla fine di novembre. Secondo la ricostruzione, l’allora parlamentare di Fratelli d’Italia, Kunz e Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria – società del gruppo fondato da Santanchè, che ne è uscita nel 2022 – sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto “indebitamente” la cassa integrazione in deroga “a sostegno delle imprese colpite dagli effetti” della pandemia per i 13 dipendenti. Le testimonianze dei lavoratori, oltre agli esiti di una ispezione Inps e a una serie di accertamenti, sono state raccolte nel corso delle indagini: tutti, o quasi, avrebbero confermato che la ministra sapeva.
Cassa Covid mentre i dipendenti lavoravano – Santanché è accusata di essere stata a conoscenza del fatto che i dipendenti stessero continuando a lavorare mentre l’istituto previdenziale versava i fondi stanziati durante l’emergenza: oltre 126mila euro, per un totale di oltre 20mila ore. Alla ministra, così come agli altri due imputati, viene quindi addebitato di aver “dichiarato falsamente” che quei dipendenti fossero in cassa “a zero ore”, quando invece svolgevano le “proprie mansioni” in “smart working“. Nel mirino ci sono pure le integrazioni che sarebbero state date per compensare le minori entrate della Cig rispetto allo stipendio: una “differenza”, scrivono i pm, che sarebbe stata corrisposta con “finti rimborsi per ‘note spese e spese di viaggiò”. Nel frattempo proseguono le indagini della procura di Milano sulle società attive nel mondo del bio food create sempre da Santanchè. In particolare Ki Group srl, fallita lo scorso gennaio. Per novembre è atteso il deposito della relazione del curatore fallimentare, dopo di che i pubblici ministeri decideranno come muoversi.