C’erano una volta le monovolume. E adesso non ci sono più. Forse. Perché l’idea – l’esigenza? – di una vettura multispazio, oltre che multifunzione e, già che ci siamo, anche multisoluzione, intesa come offerta di alimentazione, è rimasta. Anzi probabilmente si è rinforzata, almeno dalle nostre parti, dove la possibilità di avere più di una macchina in famiglia è diventata quasi un lusso.

Con questa vaga sensazione di deja vu, siamo saliti a bordo della nuova Mazda CX-80 per il primo test drive dopo averla vista a Roma e a Torino. Sia chiaro, qui siamo nel campo dei grandi Suv, più che grandi imponenti, con i suoi quasi 5 metri (4.995 cm), il secondo della famiglia di Hiroshima dopo il CX-60. Ma per capirlo meglio, prima di metterci al voltante abbiamo voluto testarlo in quella che è la sua autentica novità: lo spazio. Spazio elegante, come recita il claim pubblicitario, che poi completa quello della CX-60, cioè potenza raffinata, visto che la parentela è strettissima. E il secondo è un’evoluzione del primo.

La realtà è che gli artigiani giapponesi dopo aver partorito il primo sport utility durante il Covid hanno avuto un paio di anni di tempo per lavorare sui dettagli e sono riusciti a sfornare il secondo, ovvero CX-80, tirando fuori il meglio della loro abilità potendo contare su 25 centimetri in più di lunghezza: un’enormità, peraltro tutta concentrata sul passo che arriva a 3 metri e 12 centimetri. E qua ci è venuta la curiosità di provare davvero se questo spazio, con una modularità che varia dai 6 ai 7 posti con la seconda fila che può assumere la configurazione del divanetto a tre posti oppure di due sedili (cn regolazione longitudinale e Range di 12 cm, più la possibilità di inclinazione da 15 a 33 gradi) con tunnel centrale per avere così anche la terza fila, sia davvero spazio e non una dichiarazione di principio.

Morale della favola, nonostante il costruttore giapponese consigli la terza fila solo a persone non più alte di 170 centimetri, chi scrive che in quanto a centimetri arriva a 183 ha fatto il tragitto da Augusta – quasi 90 km – a Monaco comodamente sistemato nel suo posto con 3-4 cm di agio sopra la testa e altri per tenere comode le gambe davanti, senza per questo spostare il sedile di fronte. D’accordo che per salire e scendere ci vuole un po’ di agilità, ma si può fare. Quanto ai passeggeri della seconda fila, poi, lo spazio diventa volume allo stato puro, capace di accogliere figure robuste anche intorno ai due metri.

Il resto è in perfetto stile Mazda, fedele cioè alla filosofia “Crafted in Japan” (costruita in Giappone), con tutta quella manualità artigianale che distingue da sempre i prodotti di Hiroshima. Così, se il design esterno soprattutto all’anteriore è identico a quello della CX-60, il posteriore si diversifica con curve interessanti, alla stregua dell’ultima vernice/colore, l’Artisan Red scelta dai maestri Takumi che regala alle fiancate e all’immenso cofano – doveroso recipiente del motore 6 cilindri – riflessi e eleganza davvero premium. Una sorta di vino “tinto” dal sapore caldo dell’autunno.

Un sapore raffinato che si ritrova ancora più marcato negli interni, dove lo spazio sofisticato diventa accogliente luogo di relax anche alla guida. Esaltato dalla scelta di materiali tra legno d’acero, nappa, cromature e la capacità del tessuto delle portiere di essere sensibile alla luce, e la plancia con le evidenti cuciture di tessuto, che sui sedili richiamano la tradizione nipponica dei motivi dei kimono.

E se Alexa diventa la compagna di viaggio ideale per accompagnare le scelte musicali o la navigazione più corretta, grazie anche al display da 12,3”, è indubbio che a fare la differenza sia, come spesso capita in casa Mazda, proprio la concezione del piacere di guida con il conducente. Con le opzioni disponibili a livello di motorizzazioni, specchi fedeli dell’approccio multisolution di Mazda. Insomma, quello che tutti i Costruttori ormai stanno riprendendo a fare con l’evidente retromarcia sull’elettrico, rigorosamente silenziosa. Così, per CX-80 si può scegliere tra l’unità ibrida Plug-in il benzina e-Skyactiv G da 2,5 litri e quattro cilindri da 327 cv (guida in elettrico di 60 km), e quella ibrida Diesel, appunto sei cilindri in linea e-Skyactiv D da 3,3 litri e 249 cv con tecnologia M Hybrid Boost, il sistema mild hybrid da 48 V Mazda, entrambe associate alla trasmissione automatica a 8 rapporti e alla trazione integrale i-Activ AWD.

Durante la prova in terra bavarese, abbiamo potuto guidare quest’ultima versione che per il CX-60 viene scelta dal 75% dei clienti e, a cominciare dal sound, ci sembra di essere tornati ai bei tempi. Con un timbro davvero piacevole che si unisce alla tipica fluidità di erogazione del sei cilindri e a prestazioni capaci di supportare adeguatamente un Suv di queste dimensioni (e peso) con una velocità massima di 219 km/h e uno zero centro raggiungibile in 8”4.

L’insonorizzazione è di alto livello e si sposa alla perfezione con l’architettura delle sospensioni – a doppio braccio oscillante davanti e multiLink al posteriore – che assorbono tutto quello che passa sotto le ruote. Anche se sotto il cuore pulsante ci starebbero ancora meglio le sospensioni elettroniche. Eppure l’agilità non viene meno grazie al ridotto raggio di sterzata che consente manovre impensabili a cinque metri di vettura. I consumi? Quelli medi dichiarati sono di 5,7 litri per 100 km. Nel test misto con tratti interni di statali e autostrada siamo andati di poco oltre i i 6 litri.

Passando al listino, i prezzi partono da 61.235 per la plug-in e da 62.870 euro per il diesel, cioè 4.100 euro in più rispetto al CX-60. E per quanto non sia in discussione la qualità (e la quantità) del prodotto, c’è sempre da convincere un cliente a mettere sul tavolo una somma del genere piuttosto che scegliere un brand riconosciuto come premium dallo stesso mercato. Ed è questo l’eterno dilemma di Mazda, che però non ha alternative e prosegue dritta per la sua strada alla ricerca di una dimensione, perché tanto lo spazio lo ha già trovato, e con questa tipologia di vetture trova anche i profitti, che poi sono la vera ragione di certe scelte.

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