Media & Regime

“Sparito” il film “Loro” di Sorrentino, ma non è il solo caso: “30 anni fa Fininvest tentò di bloccare il 1° libro-inchiesta su Berlusconi”

La denuncia di Toni Servillo relativa alla censura del film Loro, pellicola del 2018 diretta dal premio Oscar Paolo Sorrentino che racconta le vicende professionali, politiche e private di Silvio Berlusconi, sembra un film già visto. L’attore, in una recente puntata del podcast di Dario Moccia, ha denunciato che il lungometraggio, i cui diritti d’antenna […]

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La denuncia di Toni Servillo relativa alla censura del film Loro, pellicola del 2018 diretta dal premio Oscar Paolo Sorrentino che racconta le vicende professionali, politiche e private di Silvio Berlusconi, sembra un film già visto. L’attore, in una recente puntata del podcast di Dario Moccia, ha denunciato che il lungometraggio, i cui diritti d’antenna sono stati comprati da Mediaset, “è stato acquistato da chi non ha interesse a distribuirlo in Italia”. Una misura ‘preventiva’ per il lungometraggio, di recente rispuntato una tantum in una retrospettiva curata da un cinema di Roma e alcuni spezzoni del quale sono stati pubblicati su Tik Tok, che sa di déjà vu pensando al primo libro inchiesta su Berlusconi della storia del giornalismo italiano, che racconta le sue origini imprenditoriali partendo dagli anonimi finanziamenti iniziali, passando per la P2 e i capitali forniti da banchieri appartenenti alla loggia massonica, e approdando al sodalizio politico-affaristico con Bettino Craxi.

Esattamente 30 anni fa i due autori, Giovanni Ruggeri e Mario Guarino (entrambi deceduti), sottolineavano nella premessa della seconda edizione di Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv un modus operandi simile e sicuramente più articolato. I due giornalisti raccontano che l’uscita della prima edizione, prevista ad ottobre 1986, avviene con sei mesi di ritardo. La Editori Riuniti, che doveva pubblicare il libro, aveva dichiarato che lo slittamento era avvenuto a causa di “difficoltà tecniche”. Il motivo, spiegano, emerge nel 1993, durante l’inchiesta “Mani pulite”. Il sostituto procuratore Tiziana Parenti, interrogando Flavio Di Lenardo (imprenditore editoriale) apprende di “spericolate manovre tentate da Silvio Berlusconi per bloccare la pubblicazione“.

Di Lenardo dichiara di aver saputo da Bruno Peloso, al tempo ad della Editori Riuniti, “di un furente Berlusconi il quale alternava minacce e profferte”, si legge. “Peloso – dichiara Di Lenardo al giudice – mi disse che Fedele Confalonieri cercò di evitare in tutti i modi l’uscita del volume perché raccontava l’inizio dell’ascesa di Berlusconi. Il braccio destro del padrone della Fininvest arrivò addirittura a ipotizzare l’acquisto della Editori Riuniti pur di non vedere quel libro in vendita”. Gli autori aggiungono che ci fu anche un tentativo più diretto per evitare la pubblicazione. Ruggeri racconta che per impedirne l’uscita “un giorno si presentò uno stretto collaboratore di Confalonieri e mi offrì un assegno in bianco in cambio dei diritti del libro”. Gli autori spiegano che nel febbraio ’87 Confalonieri li contattò chiedendo un incontro per “trovare un accordo” e, dopo il loro rifiuto, “mandò in ufficio il funzionario della Fininvest Sergio Roncucci” che si presentò “ostentando un carnet di assegni” e dichiarò: “Compriamo noi il vostro libro, a scatola chiusa. La cifra scrivetela voi”, ventilando anche un possibile incarico a Tv sorrisi e canzoni.

Dopo mille peripezie nel marzo 1987 finalmente il libro esce, ma accade un fatto singolare. Gli autori raccontano che “andava esaurito in pochi giorni” e poi, una immediata ristampa in aprile, “esauriva la tiratura in tre settimane”. I due giornalisti, memori anche dei tentativi nei mesi precedenti di bloccare l’uscita del libro, sottolineano che “forte era il sospetto che parte della tiratura fosse sottoposta a una sistematica opera di rastrellamento da parte di mani ignote”. “Non essendo riuscito a impedirne la pubblicazione – proseguono – Berlusconi tentava comunque di condannare il libro nell’anonimato”. Infatti appena uscito “subito il gruppo Fininvest diramava un comunicato minacciando azioni legali a carico degli autori e contro gli organi di stampa e d’informazione che in qualunque forma e a qualunque titolo” avrebbero dato “risalto al libro in questione”. Una vera e propria minaccia censurata in modo netto dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia che respingeva “l’intimidazione preventiva e generalizzata della Fininvest” giudicandola “inammissibile”. Inutile dire che le querele furono copiose: per gli autori, per gli organi di stampa e i giornalisti che ne parlarono, tutti assolti.

Una carneficina che però ‘curiosamente’ risparmiò la casa editrice del libro. Sempre Di Lenardo, nella sua deposizione durante “Mani pulite”, dichiarò che Berlusconi ritirò la querela a carico della Editori Riuniti quando fece “un grosso affare in Unione Sovietica, relativo a contratti pubblicitari”. In effetti, spiegano gli autori, la Fininvest aveva ottenuto “l’esclusiva della raccolta pubblicitaria delle imprese occidentali destinata ai palinsesti televisivi sovietici”. Di Lenardo ipotizza, sempre in base alle confidenze fattegli da Peloso, “che l’affare sia stato propiziato dagli Editori Riuniti (casa editrice controllata dal Pci) e in cambio Berlusconi abbia tra l’altro rimesso una sua querela”, concludo i due giornalisti. Prove tecniche di inciucio.