Era lo stabilimento che tamponava il rosso pesante di tutti gli altri, è diventato in un battibaleno quello che fa più cassa integrazione. La fabbrica di Ducato ad Atessa, nel Chietino, continua a soffrire e Stellantis ha annunciato altre due settimane di cassa integrazione per un massimo di 1.500 dipendenti. A settembre l’ammortizzatore sociale era stato attivato dal 16 al 22 settembre, quindi era stato comunicato un nuovo stop dal 14 al 27 ottobre prolungato fino al 3 novembre.

E ora arrivano altre due settimane di rallentamento che andranno dal 4 al 17 del prossimo mese. I vertici della fabbrica hanno quindi assicurato un minimo di schiarita per il periodo successivo con la “riattivazione parziale del terzo turno”, il notturno fermo da mesi, “per un incremento delle richieste dei volumi, nel mese di novembre”. Almeno nella seconda parte. La produzione nella plant abruzzese è inchiodata a 630 Ducato al giorno.

Nel primo semestre era circa il doppio ed era aumentata del 2% rispetto allo stesso periodo del 2023 con 117mila furgoni assemblati. Nel trimestre successivo, ecco la marcia indietro che ha portato i volumi dei veicoli commerciali in rosso (-10,2%). Immediato l’impatto sull’indotto, come avevano spiegato i sindacati a Ilfattoquotidiano.it, con la Magneti Marelli di Sulmona che, a sua volta, ha azzerato i notturni e la Sodecia automotive di Raiano, in provincia dell’Aquila, dove era scattata la cassa integrazione fino al 5 ottobre.

Senza contare i problemi alla Isringhausen di San Salvo, produttrice di sedili che conta 300 dipendenti, ha mandato a casa i lavoratori in somministrazione e ha richiesto la cassa integrazione e il riverbero sulla Sangritana, impresa ferroviaria pubblica controllata al 100% da Tua – a sua volta in mano alla Regione Abruzzo – che si occupa del trasporto dei veicoli usciti dalla plant di Atessa: meno Ducato da esportare e ricorso alla cassa per 92 lavoratori.

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