E’ un Vasco emozionato oltre misura, quello che nel pomeriggio del 9 ottobre sale sul palcoscenico del Teatro Storchi di Modena: una ribalta certo inusuale, per lui abituato agli stadi. “Sono un po’ frastornato. Non ho mai imparato a parlare in pubblico” si schermisce lui “ho sempre e solo cantato. Sono cinquant’anni che non faccio altro”.
Ma, come ha scritto Edmondo Berselli del rocker di Zocca: “Vasco richiama la normalità. Il suo successo non genera invidia ma comunità”. Ed è questa stessa comunità che si è riunita al teatro modenese per assistere alla presentazione del libro “Vivere/Living” (titolo che, per quei pochi che non lo sanno, evoca una hit di Vasco) edito (anche in versione inglese) dal noto gallerista Emilio Mazzoli, quasi una leggenda nel mondo dell’arte contemporanea (fra gli altri, ha scoperto Basquiat).
“Vivere/Living” è a tutti gli effetti un libro di Vasco. Una raccolta inedita di testi che Vasco ha scritto durante la sua vita: pensieri, versi, parole in libertà che si alternano ai testi celebri del suo repertorio. Il volume è disponibile in edizione limitata per gli happy few (solo 500 copie); si apre con due contributi dei poeti Nanni Cagnone e Paul Vangelisti, che raccontano in modo appassionato il loro personalissimo Vasco, artista e uomo. Si completa, poi, con le opere di Carlo Benvenuto, Marcello Jori, Rosanna Mezzanotte e Gianluca Simoni, create ispirandosi ai brani più suggestivi di Vasco Rossi.
Ma il libro vivente, in questo emozionante pomeriggio modenese, è lui, il Komandante. Quasi non ci crede, il pubblico, che sia lì in carne e ossa. Ma in questo, si sa, Vasco non ha davvero gli atteggiamenti della star: non si nega, quando bisogna esserci lui c’è.
Il teatro Storchi, poi, lo conosce bene, e gli smuove parecchi ricordi. “Scendevo con la corriera qui davanti, per andare a scuola di canto”. Ebbene sì, Vasco Rossi è andato a scuola di canto.
“Che cosa sono le canzoni?” dice Vasco nel suo breve ma quasi commosso discorso. “Sono opere che devono comunicare delle emozioni forti, con la musica e con le liriche. Non poesie, attenzione” ci tiene a specificare Vasco. “Quelle delle canzoni sono liriche. Io non mi sento un poeta. Mi sento uno che da’ musica alle parole. Quando la parola diventa musica, acquista una potenza enorme. Io sono stato travolto da questa potenza fin da piccolo: l’amore per la canzone mi ha portato fino qui”.
E alla fine scherza: “Le liriche delle canzoni lasciano sempre del mistero. Tipo: Passami l’asciugamano, Toffee. Ma è poi mai arrivato quell’asciugamano, uno si chiede?”. Risate di tutto il teatro, cori per Vasco, applausi. Modena abbraccia il suo Komandante: è proprio un ritorno a casa.