More and less. La scelta di Federica Balestrieri si situa fra questi due poli, per lei inscindibili. Ho conosciuto Federica Balestrieri a Jaipur, quando aveva già abbandonato il suo lavoro di giornalista televisiva inviata nel mondo della Formula 1 e aveva intrapreso l’attività di creatrice di moda secondo le regole del fair trade, e cioè di produrre rispettando l’ambiente, pagando il giusto le persone che lavorano, ricavando un margine ridotto. Federica era una giornalista Rai, ammirata e invidiata per un ruolo che le consentiva di girare il mondo seguendo il circo delle auto più veloci del mondo. Progressivamente si è resa conto della vacuità di una vita tutta all’inseguimento dei parametri considerati dai più d’eccellenza e ha iniziato a rallentare.

A far scattare il dubbio è stato il libro di Simone Perotti Adesso basta, in cui l’autore racconta come abbia deciso di lasciare il lavoro di manager ben retribuito per una scelta drastica in cui si è autoprodotto una casa e vive facendo lo skipper e formazione, ma soprattutto occupando il proprio tempo in iniziative che lo coinvolgono anche moralmente.

In seguito Federica è venuta a conoscenza delle attività di Vivere con Lentezza in India i cui progetti ben si coniugano con Dress More with Less (fast fashion). La sua scelta è stata graduale e pensata, aveva già intrapreso l’avventura di Ri-scatti (che impegna in ricerche fotografiche persone che vivono e rappresentano il disagio), ma non bastava, piano piano si è costruita le condizioni per cambiare e proseguire a vivere in un modo più che dignitoso cercando di avere quanto le basta. Se a Brescia, dove è nata e viveva, chiedete alle persone del suo vecchio giro, sentirete che qualcuno oggi la considera una “sfigata”, una che girava il mondo luccicante da Montecarlo al Bahrein, da Monza a Las Vegas, incontrando gente come Schumacher o Alonso, e che oggi si alza il sabato e la domenica mattina alle 5 per fare i mercatini in cui propone le sue creazioni. Ha lasciato l’Italia e si è trasferita dove ha sempre sognato di vivere: a Miami, su un’isola in riva al mare con il marito che continua a lavorare online.

Le obiezioni sono ancora tantissime: certo lo puoi fare se sei benestante, se trovi qualcuno con cui condividere le tue scelte. Tutto vero, ma avrebbe potuto benissimo continuare a rincorrere le auto che sfrecciano e non mettere in piedi un’impresa che ha ricavato un posto di lavoro per una giovane ragazza in Italia e che retribuisce con un giusto prezzo la produzione di cooperative di donne, sudamericane o marocchine e aiutando le ragazze degli slum di Jaipur ad andare a scuola. Tutti possono fare meglio, anche se non tutti decidono di cambiare e di modificare in meglio le condizioni di vita degli altri: non tutti siamo nati per stare sulle baleniere di Greenpeace o sulle navi di Open Arms o di frequentare i villaggi del Cesvi e di portare aiuti a Gaza, ma tutti siamo in grado di offrire un contributo piccolo o grande migliorando la propria vita e quella degli altri: si comincia rallentando.

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