Mentre Cgil e Uil scendono in piazza al grido “basta precariato” contro il Collegato lavoro, la riforma ha terminato l’esame alla Camera dove ha incassato il primo via libera prima di approdare in Senato. E a proposito di precariato, il disegno di legge del governo ridefinisce l’utilizzo dei contratti stagionali. Secondo il deputato leghista Dario Giagoni, primo firmatario dell’emendamento che la introduce, la novità garantirà “maggiore flessibilità“, superando quelle che il Sole24ore chiama “le rigidità introdotte dalla giurisprudenza”. Che sono poi le sentenze con cui i tribunali del lavoro hanno finora arginato l’abuso dei contratti stagionali, stabilendo che l’intensificarsi dell’attività economica non basta a giustificarne l’utilizzo, che deve rimanere legato ad attività stagionali in senso stretto.

Al contrario, il nuovo ddl lavoro dice che “rientrano nelle attività stagionali le attività organizzate per fare fronte a intensificazioni dell’attività lavorativa in determinati periodi dell’anno, nonché a esigenze tecnico-produttive o collegate ai cicli stagionali dei settori produttivi o dei mercati serviti dall’impresa, secondo quanto previsto dai contratti collettivi di lavoro“. Fornisce la cosiddetta “interpretazione autentica” di un articolo del decreto 81/2015, il Jobs act, per cui tra un contratto a termine e quello successivo devono passare almeno dieci giorni, venti se il rapporto ha superato i sei mesi. In caso contrario, dice il secondo comma dell’articolo 21, il nuovo contratto si trasforma in tempo indeterminato, ma non se si tratta di rapporti di lavoro stagionali, anche “individuati dai contratti collettivi”. Ai Ccnl era dunque consentito di definire periodi dell’anno in cui le assunzioni e i relativi contratti fossero tutti stagionali. Una deroga al rigido decreto del 1963 sui lavori stagionali che doveva tuttavia rimanere legata ad eventi ciclici, dalla maturazione del raccolto all’arrivo della stagione turistica. E in tal senso si sono sempre espressi i tribunali.

Grazie all’emendamento leghista, il ddl lavoro disinnesca i giudici sterilizzando l’attuale giurisprudenza. Così chi prima andava assunto con un contratto a tempo determinato, sottoposto a vincoli dalla normativa sui contratti a termine, potrà, se il Ccnl lo prevede, essere assunto come stagionale per far fronte alle esigenze produttive dell’azienda. Senza vincoli, peraltro già allentati dal Jobs act, e con buona pace delle sue speranze di stabilizzazione. “Cose che già accadevano, sia chiaro. Ma se fino a ieri erano abusi, da oggi sono legali e i giudici non potranno più intervenire”, dice al Fatto il giuslavorista Alessandro Villari. Che per spiegare la portata della novità cita il caso di una lavoratrice di un’azienda autostradale. “Lavora per la stessa azienda da 4 anni, tutto l’anno, ma alternando contratti a termine a contratti stagionali”. Un abuso evidente della normativa, coi contratti stagionali utilizzati al solo scopo di evitare i vincoli previsti per quelli a tempo determinato. “Che dopo 24 mesi impongono la stabilizzazione”, ricorda Villari. Minare il limite di 24 mesi è in effetti il vero, grande bottino di un legislatore che non si accontenta di normare il futuro, ma pretende di riscrivere il passato, reinterpretandolo. “Questa lavoratrice avrebbe dovuto essere stabilizzata due anni fa e non è successo per un uso illegittimo dei contratti stagionali che il nuovo ddl lavoro rischia adesso di sdoganare“. Interessati sono già oggi migliaia di lavoratori. Ma coi tribunali fuori gioco non è escluso che l’opportunità di utilizzare tali contratti si estenda ad altre categorie.

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