“I nuovi investitori non hanno il background del passato nel gestire una squadra, non conoscono la storia. Oggi forse stiamo trasformando il calcio in qualcosa di diverso e dobbiamo capire dove stiamo andando. Sono convinto però che unire le forze possa generare maggior valore. Quindi perché non creare una Lega unica tra Paesi magari Portogallo, Spagna, Francia e Italia?”. Questa la proposta di Andre Villas-Boaspresidente del Porto – esposta al forum ‘Football Business’, panel del Festival dello sport di Trento. Una sorta di Superlega del Sud-Europa, ma non al posto della Champions: nelle intenzioni dovrebbe sostituire i vari campionati nazionali e quindi competere con lo strapotere attuale della Premier League.

“Porto è un brand ma ha un passivo di 500 milioni. Ovvio che dobbiamo cambiare strategia, investendo nella nostra cultura dello sport puntando sul valore del talento. Spaventa un pò il mercato. Il nostro mercato di sponsor vale circa 42 milioni ma non basta”, ha spiegato Villas-Boas. “Si deve parlare tutti insieme di calcio e lanciare dei campionati inter-Paesi. Unire la forze per creare maggiore valore, perché è un momento molto delicato per il calcio”, ha ribadito il presidente del Porto. Un pensiero condiviso anche da Edwin van der Sar, ex direttore generale dell’Ajax: “Un campionato transnazionale potrebbe creare valore e fermare i costi. Se vuoi essere una squadra che vuole essere unica devi pensare all’educazione dei tuoi giovani, non ai capitali. Ecco allora che le persone di qualità devono gestire il calcio”. L’idea è appunto quella di una coalizione tra quattro campionati europei: Liga Portugal, Liga spagnola, Ligue One francese e appunto la nostra Serie A.

Questione di gestione: tanti soldi, poca tradizione
Oggi ci si deve confrontare con un nuovo modo di intendere il calcio: una visione in cui la volontà di far fruttare gli investimenti scavalca la storia e la tradizione di un club. I grandi fondi che oggi puntano sul pallone “hanno una visione nel breve periodo e spesso investono nelle squadre europee perché il calcio in Europa costa meno rispetto, ad esempio, agli Stati Uniti. Ma questo approccio è sbagliato perché non si conoscono storia e tradizioni della squadra acquistata. La gestione migliore? Oggi è quella del Real Madrid“, ha spiegato Leonardo, in passato dirigente di Milan e Paris Saint-Germain. “Non ci sono più le grandi famiglie del calcio, ci sono i fondi che investono ma non sanno quello che succederà dopo. C’è molta confusione su come procedere”.

Leonardo punta il dito anche contro un’altra stortura del calcio moderno: “Quello che non mi piace è una proprietà che controlla più squadre. Non ha senso creare il monopolio e andrebbe controllato”. Un esempio degli ultimi giorni riguarda 777 partners: la società di investimenti privati ​​americana con sede a Miami, che negli ultimi anni ha investito nel mondo del calcio (acquistando Genoa in Italia, Standard Liegi in Belgio, Red Star FC in Francia, Vasco da Gama in Brasile e Hertha BSC in Germania) è prossima al fallimento.

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