Giustizia & Impunità

Caso Bibbiano, l’abuso d’ufficio non è più reato: tre assoluzioni. C’è anche l’ex sindaco Andrea Carletti

Andrea Carletti, ex sindaco di Bibbiano ed esponente Pd, è stato assolto dal tribunale di Reggio Emilia ed esce così dal processo sugli affidi in Val d’Enza. Rispondeva di abuso di ufficio, reato di recente abrogato. Nella scorsa udienza il collegio aveva respinto la richiesta della Procura reggiana di sollevare in merito questione di legittimità costituzionale. Carletti nel 2019 venne anche arrestato e finì ai domiciliari, nell’ambito dell’ inchiesta ‘Angeli e Demoni’ che provocò enormi polemiche politiche e infiammò la campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia-Romagna.

Un anno dopo la Cassazione stabilì che non c’erano elementi per la misura cautelare. Sono tre le persone che escono definitivamente, prima del termine del dibattimento. Oltre all’ex primo cittadino sono stati assolti con la formula “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato” anche l’ex presidente dell’Unione Val d’Enza Paolo Colli e l’imputata Cinzia Prudente. Rispondevano solo di abuso di ufficio. Altri imputati (in tutto sono 17) sono stati assolti dall’ imputazione di abuso di ufficio ma rimangono a giudizio per altri reati.

Il caso Bibbiano scoppia il 27 giugno 2019, quando i carabinieri eseguono 18 misure cautelari in un’inchiesta della Procura di Reggio Emilia su un presunto giro di affidi illeciti nella Val d’Enza reggiana. Nei guai finiscono assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi. Agli atti, secondo i pm, ci sarebbero stati lavaggi del cervello ai bambini per raccontare abusi che non ci sono mai stati, relazioni dei servizi sociali falsate e quindi, questa l’accusa principale, minorenni illegittimamente tolti alle famiglie naturali e riaffidati: un business da migliaia di euro. Nelle carte comparivano anche l’uso di una macchinetta dei ricordi, con impulsi elettromagnetici e elettrodi applicati su mani e piedi dei bimbi: un sistema che serviva, secondo l’accusa, per alterare lo stato della memoria in prossimità dei colloqui. Ma anche i regali e le lettere dei genitori naturali nascosti in un magazzino, i disegni dei bambini contraffatti per descrivere molestie mai subite in famiglia. Un impianto, quello dell’accusa, che non ha trovato conforto per esempio per le contestazioni allo psicoterapeuta Claudio assolto, lo scorso aprile, in via definitiva dalla Cassazione.

A Carletti non sono mai stati contestati reati che riguardano i minori, ma di aver dato copertura politica ai presunti illeciti. “Per l’ex sindaco Carletti è senza dubbio la fine di un incubo. Ha affrontato questo calvario processuale durato più di cinque anni, restando sempre saldo e coerente con i propri principi e con il suo ruolo di sindaco, ora dismesso per aver terminato il secondo mandato, respingendo con forza ogni ingiusta accusa – dicono il professore Vittorio Manes e l’avvocato Giovanni Tarquini – Lo abbiamo accompagnato fin dalla tremenda fase di applicazione delle misure cautelari sostenendo con convinzione le sue ragioni in ogni sede ed arrivando a smontare gradualmente le gravi imputazioni, originariamente ben quattro, che lo riguardavano. Questa lunga vicenda processuale ha visto oggi finalmente l’epilogo grazie alla grande dimostrazione di autonomia e competenza del Tribunale di Reggio Emilia al quale va dato atto di aver agito nel pieno rispetto delle leggi e dei diritti di tutte le parti del processo”. Lo scorso febbraio intanto era stata chiusa l’indagine per diffamazione aggravata innescata proprio dalla denuncia di Carletti.

Dopo le assoluzioni prima di Foti e ora di Carletti il processo chiamato di fatto ‘Bibbiano’ ha perso due personaggi chiave soprattutto per l’aspetto simbolico. In realtà sono decine le imputazioni che si stanno vagliando nell’aula del tribunale collegiale, con un dibattimento lungo e complesso e centinaia di testimoni chiamati a deporre per raccontare quello che succedeva in Val d’Enza, su cui ancora non è stata posta completamente la parola fine dal punto di vista giudiziario.