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Libano, Crosetto avverte Israele dopo i nuovi attacchi ai soldati italiani: “Dobbiamo rispondere?”. Sanchez: “Basta armi a Tel Aviv”

Le raccomandazioni e gli avvertimenti dell’Italia a Israele non sono serviti a niente. A poche ore dai colloqui tra il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e l’omologo di Tel Aviv, oltre che l’ambasciatore in Italia, le Forze di Difesa Israeliane hanno di nuovo colpito i soldati Onu italiani. Così, il ministro è tornato a parlare e questa volta lancia un avvertimento che suona come un ultimatum al governo di Benjamin Netanyahu: “Ai miei colleghi israeliani ho chiesto ‘cosa succede la prossima volta? Dobbiamo rispondere?’. Era una domanda provocatoria per far capire la gravità dell’atto”, ha detto a margine della sua visita in Kosovo.

Duro anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che durante i nuovi attacchi ha definito l’atteggiamento di Israele “inaccettabile“, “inammissibile” e ha parlato di “prove inequivocabili” sulla volontarietà dell’atto. “Oggi abbiamo scritto di nuovo al ministro degli Esteri israeliano – dice il vicepremier – Aspettiamo che facciano l’inchiesta e, visto che ci sono prove inequivocabili che sono stati i soldati israeliani a sparare contro le basi Unifil, e stamattina c’è stato un altro incidente in una base in cui c’erano una settantina di soldati italiani, ribadisco che è inammissibile”. Tajani assicura che il governo continua “a mandare messaggi chiari al governo di Israele che i soldati italiani non si toccano” perché “non sono militanti di Hezbollah, ma sono quelli che hanno sempre garantito con un grande rispetto delle regole, lavorando per la pace, una situazione che permettesse anche alla popolazione civile israeliana di essere tutelata”.

A parlare oggi è stato anche il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che, come noto, è stato dichiarato “persona non grata” da Israele alcuni giorni fa. Gli spari israeliani contro i peacekeeper dell’Onu, dice, sono “una violazione del diritto internazionale umanitario“.

Ieri Italia e Francia avevano convocato una riunione d’urgenza dei Paesi europei che partecipano alla missione Unifil. E oggi il premier spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato che chiederà alla comunità internazionale di cessare l’esportazione di armi verso Israele per “violazione del diritto internazionale” dopo “l’invasione” del Libano. “Il governo spagnolo dallo scorso 7 ottobre non fa esportare qualsiasi tipo di arma o materiale militare in Israele, niente”, ha detto in una conferenza stampa all’Accademia di Spagna a Roma dopo l’incontro con Papa Francesco, con il quale ha discusso di questo tema. È un tema che era già stato sollevato nei giorni scorsi dal presidente francese Emmanuel Macron: “Basta fornire a Israele le armi che usa contro Gaza – aveva detto il capo dell’Eliseo – Non si combatte il terrorismo sacrificando i civili”. Si era rivolto in modo implicito agli Stati Uniti (“La Francia non ne invia”), obbligando poi l’Eliseo a precisare che Parigi continua a fornire “le componenti necessarie alla difesa di Israele”.

Diversa, invece, la posizione del governo tedesco, con il cancelliere Olaf Scholz che, nonostante le critiche del suo governo che ha definito l’attacco “inaccettabile”, garantisce: “Abbiamo fornito armi e forniremo armi” a Israele. Il governo tedesco ha preso decisioni “che garantiscono che ci saranno ulteriori consegne a breve”, ha affermato il cancelliere rispondendo al leader dell’opposizione Friedrich Merz che lamentava un ritardo nella consegna di armi tedesche a Israele.