Greta Thunberg va alla Gkn. E se una volta faceva brillare gli occhi l’unità tra “gli studenti e gli operai” oggi, nel XXI secolo, questa unità è ancora più ampia, abbraccia l’ambiente, la sostenibilità ecologica, il pianeta. Il collettivo di fabbrica ha indetto una tre giorni nel cortile dello stabilimento Gkn, in lotta dal luglio 2021, dopo il licenziamento di 430 lavoratori che caparbiamente hanno deciso di resistere e di “reindustrializzare” la fabbrica, di rilanciarla con un intervento cooperativo e popolare, “ecologicamente avanzato”. Una di queste giornate, sabato 12 ottobre, ruota attorno a una domanda, “abbiamo bisogno degli stati generali della giustizia climatica e sociale?”. Da quando è in piedi questa vertenza, infatti, l’idea che un futuro possibile per uno stabilimento che produceva componentistica per l’automotive e che una volta faceva parte dell’impero Fiat, esista solo in chiave di sostenibilità ambientale, ha rappresentato un punto di riferimento stabile. Se la fabbrica rinascerà – e in parte dipenderà anche dall’assemblea conclusiva di domenica, come spieghiamo più avanti – sarà una fabbrica ecologica, sostenibile, integrata nel territorio, legata alla produzione di energia rinnovabile, di mobilità sostenibile e di riciclo ecologico.
Ecco, quindi, la presenza di Greta, l’emblema delle mobilitazioni giovanili per l’ambiente e la tutela del pianeta, una mobilitazione che viene da lontano, che ha avuto alti e bassi, ma che di fatto non si è mai fermata. La presenza di Greta, che arriverà a Firenze l’11 sera e che sarà presente all’assemblea del 12, forse anche il 13, è altamente simbolica del progetto di rilancio della produzione che si baserà su un azionariato popolare che ha risposto con entusiasmo all’appello del collettivo di fabbrica e della Società operaia di mutuo soccorso “Insorgiamo”. Se la richiesta iniziale di “azioni” era infatti di un milione entro il 30 settembre scorso, a quella data la raccolta ha raggiunto 1.250.000 euro, tanto che si sta discutendo di emettere un nuovo pacchetto di “azioni solidali”.
Il successo dell’azionariato non significa che tutto andrà liscio, anzi. La preoccupazione di non farcela è ancora grande perché oltre a una proprietà, la Qf di Francesco Borgomeo che ha rilevato lo stabilimento dal fondo speculativo Melrose “scappato” via il 9 luglio del 2021, che non ha mai presentato nessun progetto di rilancio e ha optato per la messa in liquidazione, pesa il silenzio assoluto, se non il contrasto, del ministero di Adolfo Urso e la melina della Regione Toscana presieduta da Eugenio Giani che sulla carta si dice solidale, ma finora non ha fatto nessun passo significativo verso la vertenza. “La nostra situazione è sempre la stessa: da 9 mesi senza stipendio” scrive il Collettivo Gkn, “i nostri interlocutori sono spariti, la pausa estiva è stata usata da “lor signori” per prendere tempo per perdere tempo”. Eppure basterebbe promuovere una forma qualsiasi di “intervento pubblico” – come propone la legge popolare presentata dagli operai e in discussione, da troppo tempo, in Consiglio regionale – per sbloccare una situazione incancrenita fatta di stipendi non pagati, di logoramento delle vite quotidiane, di minacce e intimidazioni nemmeno tanto velate e dello spettro di una grande speculazione immobiliare che aleggia sopra lo stabilimento.
Il 1.250.000 euro è fatto di solidarietà attiva composta da persone fisiche e persone giuridiche (come circoli Arci, associazioni, circoli Anpi, strutture ramificate nel territorio) espressione di una rete più ampia. Questa somma, insieme a quelle rese disponibili da istituzioni come centrali cooperative, fondi mutualistici, istituti di credito, andrebbe a finanziare un progetto di sviluppo sostenibile (e di abbandono dell’automotive) lungo cinque direttrici: 1. produzione e commercializzazione di pannelli fotovoltaici in silicio monocristallino; 2. installazione di pannelli fotovoltaici; 3. smaltimento di pannelli fotovoltaici usati; 4. produzione e commercializzazione di cargo-bike, «con formazione di un consorzio per la mobilità leggera che permetta di supplire alla dispersione dei piccoli produttori italiani del settore»; 5. prestazione di servizi tecnici ed amministrativi a imprese che entreranno a far parte del condominio industriale. Con il piano si darebbe lavoro a circa 150 persone (gran parte degli operai occupati a luglio 2021 hanno ormai abbandonato la fabbrica) e in più si punta a creare «un condominio industriale» nello stabilimento di Campi Bisenzio per «offrire un’opportunità imprenditoriale ad altre realtà industriali del territorio e «creare nuove opportunità di lavoro ai dipendenti della ex Gkn grazie ai servizi di portierato, mensa, pulizie e amministrazione».
Una strategia, l’unica al momento in campo e proveniente direttamente dai lavoratori, da accademici solidali, in particolare dell’Università S.Anna di Pisa, da attivisti e attiviste che in questi tre anni si sono raccolti attorno a questa lotta. E che si incontreranno quindi dall’11 al 13 ottobre cominciando con il Friday for Future dell’11 ottobre, poi con gli Stati generali della giustizia climatica e infine, domenica 13, con l’assemblea di azionariato popolare al cui termine verrà raggiunto il corteo a Seano dei lavoratori “Strike day” e Sudd cobas Prato Firenze, oggetto nei giorni scorsi di un’aggressione squadristica. La transizione ecologica non è un fatto tecnico, ma un fatto sociale e politico” scrive ancora il collettivo di fabbrica e l’azionariato popolare “o sarà motore di rapporti di forza diversi, di consapevolezza dell’inevitabilità della transizione ecologica dal basso, o non sarà affatto”. La Gkn tiene alta questa bandiera, Greta Thunberg viene a sostenerla.