Giovedì il governo francese, guidato Michel Barnier, ha presentato in Parlamento l’impegnativa legge di bilancio che deve riportare il deficit su valori più prossimi ai limiti previsti dai vincoli europei. L’intenzione è di abbassarlo al 5% del Pil, a fronte del 6,1% atteso (7% senza interventi). Il valore della manovra francese è quindi imponente, di 60,6 miliardi di euro, per due terzi si tratta di tagli alle spesa, per i riminanti 20 miliardi di aumento delle tasse sulle grandi aziende, sulle persone più ricche e sull’energia.

Il ministro delle Finanze Antoine Armand ha definito quello che si appresta a compiere il paese “uno sforzo fiscale senza precedenti” per far fronte ad una condizione delle finanze pubbliche che rischia di sfuggire di mano. “Il nostro Paese si trova in una situazione senza precedenti e in un momento cruciale. L’ economia sta resistendo ma il debito pubblico è colossale (113% del Pil, ndr). Sarebbe un errore fatale non ammetterlo”.

Il piano del governo prevede, tra le altre cose, un contributo temporaneo a carico di 440 aziende con fatturato superiore al miliardo di euro l’anno e che generano utili. Da qui dovrebbero arrivare 8 miliardi di euro nel 2025 e 4 miliardi di euro nel 2026. Macron aveva ridotto l’aliquota dell’imposta sulle società dal 33,3% al 25% facendo la solita scommessa, quasi sempre fallimentare, che spingendo l’economia il calo inziale del gettito si ripaga con l’aumento della crescita che viceversa lo incrementa. Risultato della politica di Macron: aumento del debito pubblico di mille miliardi. Ora l’aliquota torna al 30% per aziende sopra il miliardo e al 36% per quelle con più di 3 miliardi di euro di fatturato.

C’è un’ imposta eccezionale sulle aziende di trasporto marittimo da cui sono attesi 500 milioni nel 2025 e 300 milioni l’anno successivo. Nelle proposte del governo c’è pure un incremento della tassa sui biglietti aerei e un’imposta aggiuntiva sull’uso dei jet privati. I riacquisti di azioni proprie da parte delle società quotate (un modo per spingere al rialzo il valore dei titoli) saranno inoltre soggetti a una tassa dell’1%.

Tra le riduzioni di spesa c’è anche il posticipo dell’indicizzazione delle pensioni (l’adeguamento all’inflazione, ndr) fino al primo luglio. Una misura già duramente criticata dal partito di Marine Le Pen. Il governo prevede inoltre di ridurre il numero di dipendenti pubblici di circa 2.200 posti. Si tratta di insegnanti, con la giustificazione di un calo del numero di studenti. In generale, ai ministeri sono stati chiesti risparmi di spesa per 15 miliardi. Sforbiciata su molti sussidi, inclusi quelli per transizione green ed auto elettriche, tagliati di 1,9 miliardi di euro.

Per quanto riguarda le persone, i redditi di circa 65mila nuclei familiari saranno sottoposti ad una addizionale che dovrebbe fruttare 2 miliardi in tre anni. La tassa interessa chi guadagna più di 250mila euro all’anno, cifra che raddoppia per le coppie. La misura è pensata per contrastare gli effetti dei paradisi fiscali di cui potrebbero altrimenti beneficiare.

Nonostante questo sforzo finanziario, Parigi dovrà fare ampio ricorso al mercato obbligazionario. Nel 2025 sono in programma emissioni di titoli di Stato per circa 300 miliardi di euro. Negli ultimi mesi i rendimenti dei bond francesi sono saliti e questo, naturalmente, non aiuta. Gli interessi da pagare saliranno di quasi 55 miliardi di euro. Tuttavia tagli del costo del denaro da parte della Bce potrebbero aiutare e nel 2025 la Germania ha in programma poche emissioni, fattore che favorisce le vendite di titoli alternativi come quelli francesi.

Il piano di bilancio del governo inizierà a essere esaminato in Parlamento la prossima settimana per essere adottato, con eventuali emendamenti, entro la fine dell’anno.

Le reazioni – Patrick Pouyanne , amministratore delegato del colosso petrolifero TotalEnergies, controllato al , ha affermato che l’equilibrio tra tagli alla spesa e tasse sulle aziende e sugli individui più ricchi “sembra accettabile”, aggiungendo che la quarta azienda francese per valore di mercato non si opporrebbe a una tassa pianificata sui riacquisti di azioni se rimanesse all’1%. “C’è bisogno di una risposta al senso di crescente disuguaglianza”, ha detto al quotidiano Les Echos.

Medef, la Confindustria francese, avvisa che centinaia di migliaia di posti di lavoro potrebbero essere a rischio se il governo andasse avanti con un piano per ridurre le agevolazioni fiscali sui lavori a basso reddito. Misura da cui l’esecutivo conta di ricavare 4 miliardi di euro. Dal comparto immobiliare arriva la preoccupazione che tasse più alte per i ricchi possano spingerli a lasciare il paese per stabilirsi fiscalmente altrove. Xavier Niel, a capo del gruppo delle tlc Iliad, ha definito lo stato francese “inefficiente” e ha affermato che la relativa stabilità fiscale degli ultimi anni ha impedito alle persone ricche di lasciare il paese. Nonostante gli aumenti previsti per l’anno prossimo, ha però affermato: “Sarò l’ultimo ad andarmene, amo questo paese”.

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