Cosa sta accadendo al MoVimento 5 Stelle con il processo costituente? In che modo sta cambiando pelle? I primi indizi sono angoscianti. Con la costituente il M5S nel suo piano economico ammicca agli inquinatori e cancella la battaglia del reddito universale garantito.

Nel documento elaborato da Avventura Urbana pubblicato il 10 ottobre scompare la proposta del “reddito universale garantito”, pur citata nel documento di sintesi del 17 settembre votato dagli iscritti, diventando “salario indicizzato” che è totalmente e palesemente un’altra cosa.

Il pugno in faccia per un movimento politico come il nostro, che ha nel simbolo la data 2050 per indicare l’impegno ecologico come priorità, arriva con la virata a destra sul fronte ecologico in cui d’improvviso si calano le braghe nei confronti degli inquinatori quando, per garantire competitività, si suggerisce di “ridurre del 50% le emissioni climalteranti antro il 2050 per i settori industriali e dei trasporti con alte emissioni di CO2”, invece di perseguire l’attuale obiettivo europeo che vuole ridurre le emissioni al 90% entro il 2040.

Sebbene sul fronte economico si rilancia il salario minimo, gli aumenti salariali e la riduzione dell’orario di lavoro, l’impianto ideologico sembra essere quello capitalistico con un po’ di trucco equo e solidale e un’impalcatura che si tiene grazie all’ideologia della crescita.

Eppure il MoVimento 5 Stelle nasce e si fonda su una critica forte alla crescita offrendo spazio agli economisti ecologisti come Herman Daly e Serge Latouche; ispirandosi agli studi di economisti come Laurent Eloi, il premio Nobel Stiglitz, Amartya Sen e il compianto Fitoussi, che hanno dedicato la loro vita a sostituire il Pil, che guida l’ideologia neoliberale e capitalista, con altri indicatori, per inseguire il raggiungimento del benessere e la decrescita delle disuguaglianze.

Oggi la rotta dovrebbe proseguire con entusiasmo verso l’Economia della ciambella di Kate Raworth, che scrive: “Credo che le economie nate per perseguire un’infinita crescita del Pil mineranno alla base i sistemi che rendono possibile la vita su questo pianeta e dai quali dipendiamo.” Per il MoVimento 5 Stelle sarebbe naturale affidarsi a questi studi economici che propongono un modello che tiene insieme i 9 limiti ecologici planetari con i livelli minimi sociali da raggiungere per tutti i cittadini del pianeta.

Invece che cosa accade? Si procede scrivendo che “per rilanciare l’economia, è necessario passare da un’economia a basso contenuto di capitale alla crescita di settori strategici quali l’intelligenza artificiale, i big data”, dove il know-how, i capitali, i brevetti e le piattaforme sono in mano ai principi multimiliardari che si vorrebbero tassare. Senza valutare gli effetti per gli obiettivi ecologici e la piena occupazione che pur si dice di voler perseguire (per approfondimenti rimando al libro Ritorno al 2050).

Intanto, per rendere il fisco più equo, il documento che avvia la discussione della costituente non parla di nuovi scaglioni fiscali, rischiando che tra 55mila euro di reddito e 5 milioni tutti paghino gli stessi contributi, confermando il sistema fiscale iniquo realizzato dalla riforma Draghi.

Ma non vi preoccupate: tutto sembra risolversi suggerendoci un accordo tripartito tra Stato, imprese e sindacati, come quello siglato dal Presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi nel 1993 per il controllo dell’inflazione. Peccato che da allora gli aumenti stipendiali si sono fermati, i sindacati addomesticati, le imprese private hanno acquistato sempre più potere, i principi multimiliardari hanno accumulato ricchezze oscene e lo Stato è stato smantellato nel solco delle ricette neoliberiste.

La strada proposta sembra una vera mutazione genetica capace di accomodare le ambizioni di un movimento d’avanguardia a balia gentile di un feroce capitalismo, ammiccante verso gli inquinatori e più conservatore di una Europa guidata da socialisti e popolari, mentre si cancella la battaglia del reddito universale garantito vaneggiando di una piena occupazione che arriverà a babbo morto.

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