Giustizia & Impunità

Ipotesi “mandanti” nel caso dei conti vip spiati da un bancario. Che disse: “L’ho fatto da solo”

“L’ho fatto da solo, non ho mai divulgato quelle informazioni e non ne ho fatto copia”. Così si era giustificato Vincenzo Coviello, il bancario indagato per il caso dei conti spiati tra cui quello della premier Giorgia Meloni, con i vertici della Banca Intesa Sanpaolo durante il procedimento disciplinare che lo portò al licenziamento. Ma la procura di Bari, che ha ha ordinato una serie di sequestri, c’è anche l’ipotesi che l’uomo non abbia agito da solo, ma “verosimilmente in concorso e previo concerto con persona/e da identificare” (mandante e destinatario delle informazioni riservate), ha compiuto accessi informatici abusivi “ai dati finanziari di istituzioni poste a fondamento della Repubblica e loro familiari e/o collaboratori, al fine di procurare a sé e/o ad altri, attraverso la consultazione di quei dati, notizie che, nell’interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell’interesse politico, interno o internazionale dello Stato, dovevano rimanere segrete”. Con il decreto di perquisizione la procura ha ordinato il sequestro di smartphone, tablet, hard disk e dispositivi informatici che saranno oggetto di verifiche forensi.

I reati contestati – accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato – vengono contestati in concorso con una persona da identificare. Secondo l’accusa il dipendente, assegnato al distaccamento di Bisceglie della Filiale Agribusiness di Barletta, “con abuso delle sue mansioni” si è introdotto nel sistema informatico e telematico dell’istituto di credito “protetto di misure di sicurezza, ivi mantenendovisi contro la volontà di chi aveva il diritto di escluderlo”.

A seguito della denuncia-querela di un correntista del gruppo bancario, e delle relative indagini, è stato accertato e documentato che, nel periodo compreso tra il 21 febbraio 2022 ed il 24 aprile 2024, l’ex dipendente, licenziato l’8 agosto scorso, aveva effettuato un totale di 6.637 accessi abusivi ai dati di 3.572 clienti ‘portafogliati’ a 679 filiali del gruppo bancario Intesa Sanpaolo e che nello specifico aveva provveduto ad interrogare i dati di numerosi personaggi del mondo politico, dello spettacolo, dello sport e della cronaca, tra cui figuravano Meloni e suoi congiunti e persone a lei vicine (Arianna Meloni e Andrea Salvatore Giambruno), del ministro della Difesa, Guido Crosetto, del presidente del Senato Ignazio La Russa, di alcuni ministri dell’attuale Governo, tra cui Raffaele Fitto e Daniela Garnero Santanchè, dei governatori della Puglia e del Veneto Michele Emiliano e Luca Zaia, di esponenti politici di diversi partiti oltre che alcuni ufficiali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza.