Con l’incondonabile condono dell’assessore al condono Domenico Tizzano, sul quale c’è ordinanza di demolizione, e con il sequestro di un tratto della strada dove era stata realizzata la casa oggetto del condono, ecco la terza tegola addosso al Comune di Massa Lubrense (Napoli): i carabinieri hanno sigillato l’archivio comunale e storico, ed il sindaco Lorenzo Balducelli risulta formalmente indagato. La procura di Torre Annunziata ha iscritto nel registro degli indagati anche il dipendente comunale addetto all’archivio, Rosario Acone. I due sono difesi dall’avvocato Francesco Cappiello, nominato con delibera di giunta.
Il sequestro dell’archivio – diviso tra il seminterrato di Largo Vescovado e la sede di Via Palma –, frutto anche delle proteste della Soprintendenza relative al disordine e alla scarsa cura della conservazione, è avvenuto il 30 settembre. Poi i sopralluoghi dei carabinieri per verificare la regolarità dei cantieri e dei lavori pubblici, e in particolare quelli di via Cava. Dai quali, come le ciliegie che si tirano l’un l’altra, si è arrivati a individuare la casa di Tizzano che si affaccia lì, ad aprirne il fascicolo con le date di richiesta e concessione del condono Berlusconi (rilasciata nel 2017), e poi appurare che le date dichiarate per la realizzazione degli abusi da sanare non erano compatibili con le aerofotogrammetrie ricavate da Google Earth.
Una discrepanza di quasi 20 anni: per essere condonate, le opere dovevano essere costruite entro il 31 dicembre 1993 e invece dai foto rilievi nulla apparirebbe su quell’area fino al 2012. Di qui, l’ordinanza di demolizione dell’edificio di proprietà di Tizzano, titolare di fatto delle competenze di giunta sul condono anche dopo l’azzeramento delle deleghe.
Infine il sequestro di via Cava, dove erano in corso saggi sulla qualità dei lavori di messa in sicurezza realizzati negli ultimi tre anni, dopo le frane che l’avevano colpita. Sul decreto eseguito il 9 ottobre si contestano solo reati urbanistici: difformità tra il progetto approvato in Genio Civile e quello cantierato. Aleggia un sospetto sulla consistenza e quantità della palificazione di sostegno della strada. E il dubbio che questa sia rimasta pericolosa, nonostante le opere svolte, forse troppo “al risparmio”.
La consecutio temporale di queste tre vicende solleva interrogativi sull’esistenza o meno di un filo che le unisca, e che forse le unirà presto. Al fattoquotidiano.it risulta che la pratica Tizzano non era custodita negli archivi finiti sotto sequestro, ma negli uffici del Municipio. Negli armadi sigillati ci sono però sicuramente documentazioni relative a tanti cittadini sconosciuti alle cronache, sui quali non c’è interesse pubblico. A meno che gli sviluppi dell’inchiesta non rivelino altro.