Calcio

Multiproprietà, i presidenti ci riprovano: nella bozza di riforma c’è l’articolo per reintrodurle (approfittando del nuovo vento in Europa)

Multiproprietà, ci risiamo. Vietate in Italia (ma con l’eccezione per Napoli e Bari cucita su misura per De Laurentiis fino al 2028), concesse a determinate condizioni in Europa, adesso tornano a far discutere favorevoli e contrari: perché mentre la Uefa inasprisce i controlli (che di fatto però significa anche sdoganarle), in Serie A qualcuno vorrebbe reintrodurle. E questo desiderio potrebbe diventare presto una richiesta formale sul tavolo delle riforme del pallone. Parliamo di uno degli istituti più controversi del calcio moderno: in Italia, introdotti da Tavecchio ed in vigore fino al 2021, hanno fatto più danni della grandine, col famoso caso Salernitana, e oggi gli ultimi strascichi a Bari. In Europa è diverso, ormai le multiproprietà si moltiplicano e si sprecano, da ultima la recente acquisizione dell’Everton da parte dei Friedkin, già proprietari della Roma. Tra il 2012 e il 2022 il numero di società appartenenti a gruppi che possiedono quote, di maggioranza o minoranza, in due o più club è salito da 40 a 180, e anche la Uefa ha dovuto farci i conti, con un atteggiamento molto più permissivo rispetto a quello dei campionati nazionali: in caso di qualificazione alla medesima competizione internazionale, la regola prevede che “nessuna persona fisica o giuridica può avere un controllo o un’influenza decisiva su più di una squadra”. In caso di partecipazioni minoritarie dunque non ci sono problemi, altrimenti si può ricorrere al blind trust, come successo quest’anno in Champions per Girona e City. Per intenderci lo stesso istituto che era stato adottato dalla Figc con la Salernitana di Lotito, ma soltanto come soluzione ponte.

Proprio negli scorsi giorni la Uefa ha ulteriormente perfezionato le regole, anticipando a marzo (prima era a luglio) la valutazione dei criteri societari e dunque il termine entro cui essere in regola per la qualificazione all’anno successivo. Peraltro, la riforma dei format con la “Super Champions” in cui non c’è più la retrocessione in Europa League delle terze classificate nel girone ha sensibilmente ridotto le possibilità di incrocio. Ma qui in ogni caso parliamo di partecipazione allo stesso torneo: in assoluto la multiproprietà a livello continentale è ormai completamente sdoganata e proprio questo è uno dei motivi di rivendicazione dei patron di Serie A.

Se in Europa sono permesse tra Paesi e competizioni differenti, perché non dovrebbero esiste anche in Italia nelle categorie inferiori? È più o meno questo il ragionamento che circola tra alcuni presidenti, quali è facile immaginarlo. In prima fila De Laurentiis, a cui Gravina ha concesso di tenersi il Bari fino al 2028, rimangiandosi la sua stessa legge che aveva posto un termine non derogabile al 2024, e che di recente ha rivendicato persino in Senato il suo diritto alla multiproprietà. Oppure il solito Lotito, su cui ritornano ciclicamente indiscrezioni – sempre smentite – di interessamenti a club di provincia, per quello che è un suo vecchio pallino. Considerata la loro intraprendenza, non è escluso che la reintroduzione della multiproprietà possa diventare presto una richiesta ufficiale.

A quanto risulta al Fatto, è stata inserita nell’ultimo piano della Serie A per le riforme del calcio italiano che dovranno essere discussa con la Federazione dopo le elezioni: accanto a norme più favorevoli per le seconde squadre (care alle big, dalla Juve in giù), si parla infatti di “Ripristinare la possibilità per le società di A di avere la proprietà – anche in quota di minoranza – di altre squadre nelle serie inferiori”. È presto per le conclusioni: si tratta solo di una bozza, ancora suscettibile di modifica, al momento finita in un cassetto perché la priorità dei club è quella di concentrarsi in maniera compatta su autonomia e peso elettorale della Lega (di cui si dovrà discutere nell’assemblea federale straordinaria del 4 novembre), senza aggiungere troppo carne al fuoco su altri temi che potrebbero anche essere divisivi. E poi comunque bisognerà vedere cosa ne pensa la Federazione. Però un pensiero c’è, e forse non solo quello. La multiproprietà un giorno non troppo lontano potrebbe anche tornare: a Bari, dove in realtà non è mai finita, sono avvisati, insieme ai prossimi sventurati.

X: @lVendemiale