Mafie

Destra all’attacco di Scarpinato dopo l’articolo de La Verità: “Aggiustata l’audizione di Natoli in Antimafia”. Il senatore smentisce: “Tutto falso”

Gli intimano di dimettersi dalla commissione Antimafia. È un attacco concentrico quello lanciato dalla destra contro Roberto Scarpinato. Secondo un articolo de La Verità, infatti, il senatore del Movimento 5 stelle avrebbe concordato con l’ex pm Gioacchino Natoli domande e risposte dell’audizione di quest’ultimo davanti alla commissione di Palazzo San Macuto. E in questo modo i due avrebbero tentato di “orientare” l’indagine dell’Antimafia sulla strage di via d’Amelio. Accuse gravi che Scarpinato smentisce totalmente. Ma andiamo con ordine.

L’inchiesta – Secondo La Verità l’ex procuratore generale di Palermo è stato intercettato dalla procura di Caltanissetta una trentina di volte mentre parlava con Natoli, suo ex collega in procura a Palermo. Si tratta d’intercettazioni indirette: essendo parlamentare, infatti, Scarpinato non può essere ascoltato senza l’autorizzazione di Palazzo Madama. A essere intercettato (da una microspia che sarebbe stata collocata nel suo studio) era Natoli, indagato dall’inizio del 2024 con l’infamante accusa di favoreggiamento alla mafia. Secondo i pm di Caltanissetta, Natoli avrebbe insabbiato un’indagine per riciclaggio sui fratelli Nino e Salvatore Buscemi, imprenditori mafiosi vicini a Totò Riina, divenuti soci di Raul Gardini. Nel giugno del 1992, l’allora sostituto procuratore chiese di archiviare quell’inchiesta e di smagnetizzare le bobine delle intercettazioni. Una mano, però, aggiunse a penna anche l’ordine di distruzione dei brogliacci, cioè gli appunti dove è sintetizzato il contenuto degli ascolti. Quella calligrafia, secondo un perito calligrafico interpellato dal Fatto Quotidiano, potrebbe appartenere a Giuseppe Pignatone, ex procuratore di Reggio Calabria e Roma, pure lui finito indagato a Caltanissetta. Insieme a Pietro Giammanco (che era il capo della procura di Palermo, scomparso nel 2018), Pignatone è accusato di essere “l’istigatore” dell’insabbiamento, realizzato da Natoli e dal generale Stefano Screpanti, all’epoca giovane capitano della Guardia di Finanza.

Le accuse – La vicenda comincia nel settembre del 2023 davanti alla commissione guidata da Chiara Colosimo, quando Fabio Trizzino, genero di Paolo Borsellino e legale dei figli del magistrato ucciso in via d’Amelio, accusa Natoli di aver insabbiato quella vecchia indagine sui Buscemi. Per replicare a queste accuse l’ex chiede e ottiene a sua volta di essere ascoltato dall’Antimafia. Ed è mentre prepara la sua audizione – poi avvenuta tra 23 gennaio e l’1 febbraio 2024 – che Natoli viene intercettato mentre parla con Scarpinato. Sono conversazioni avvenute di presenza, sostiene La Verità, ma anche alcune su Whatsapp, in cui si sente solo la voce dell’ex pm mentre si rivolge a un tale “Roberto“: per i pm di Caltanissetta si tratta dell’attuale senatore del Movimento 5 stelle, ascoltato nei mesi scorsi dagli investigatori come persona informata sui fatti.

La smentita di Scarpinato: “Tutto falso” – Secondo La Verità, durante quell’audizione i magistrati avrebbero contestato il contenuto delle conversazioni all’ex procuratore generale di Palermo. Scarpinato però smentisce. “È radicalmente falso” anche perché “non vi sarebbe stato nulla da contestare. Con Natoli ho condiviso un lunghissimo percorso di lavoro che ha reso normale un costante e approfondito scambio di idee tra noi”, sostiene il senatore in una nota. “In questo contesto – prosegue l’ex magistrato -, dopo che nei suoi confronti dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia erano stati sollevati sospetti di condotte illegali, mi ha esternato il proprio rincrescimento per l’infondatezza delle accuse e mi ha anticipato la sua ferma volontà di essere ascoltato dalla Commissione per esporre analiticamente le sue ragioni ed illustrare i documenti da lui progressivamente reperiti, che avrebbero dimostrato la regolarità della sua condotta“. E’ il risultato di una raccolta di documenti compiuta da Natoli nei mesi scorsi, per ricostruire i passaggi di quella vecchia indagine sui Buscemi. Per esempio il pm ha scoperto che il suo ordine di smagnetizzazione delle bobine con le intercettazioni dei Buscemi non era stato mai eseguito: i nastri, infatti, erano ancora tutti in archivio. “Ragioni che – prosegue sempre Scarpinato – mi ha esposto e che, in attesa di essere convocato dalla Commissione, aveva ritenuto anche di anticipare e rendere pubbliche con plurime interviste agli organi di stampa, dettagliandole infine nella sua audizione in Commissione”. E’ questo il contenuto delle intercettazioni? “Ascoltando elementi a mio avviso rilevanti per la completa ricostruzione dei fatti – ha spiegato – ho esortato il dott. Natoli a riferirle con rigore alla Commissione“. Il senatore, dunque, smentisce La Verità: “E’ evidente il contenuto fuorviante e falsificatorio dell’articolo, per il quale valuterò con i miei legali come procedere, chiaramente finalizzato a supportare l’azione di quelle parti politiche che, sin dall’inizio dei lavori della Commissione Antimafia, hanno ripetutamente anticipato la loro volontà di escludermi dalle indagini conoscitive sulle stragi, in modo da impedirmi di apportare il mio contributo per fare luce su tutti i buchi neri, sui depistaggi, sui retroscena politici scottanti che possono coinvolgete personaggi intoccabili”. Scarpinato, tra l’altro, spiega di non essere turbato “in alcun modo dall’essere stato intercettato, non avendo nulla da nascondere“. Un modo per replicare a La Verità che aveva ipotizzato come”quando le intercettazioni diventeranno di pubblico dominio”, il senatore potrà o “abbozzare oppure chiedere di far valere le prerogative previste dall’articolo 68 della Costituzione che non consentono atti di indagine invasivi quali perquisizioni e intercettazioni nei confronti dei parlamentari se non previa autorizzazione della Camera d’appartenenza”.

Destra all’attacco, Pd e M5s difendono l’ex pm – Di sicuro c’è solo che dopo l’articolo del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, il centrodestra è andato all’assalto dell’ex magistrato. Dal vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli, ai parlamentari di Forza Italia guidati da Maurizio Gasparri, fino ai leghisti Gianluca Cantalamessa e Jacopo Morrone, passando da vari esponenti di Fratelli d’Italia: praticamente tutta la coalizione di governo ha chesto le dimissioni del senatore del 5 stelle, accusato addirittura di stare “impedendo la ricerca della verità sulla morte di Paolo Borsellino“. “Abbiamo contato una batteria di oltre quaranta dichiarazioni di esponenti della destra contro Scarpinato. È un pó la stessa modalità usata contro un altro magistrato antimafia, come De Raho. E questi attacchi vengono dalla parte che ha usato con spregiudicatezza il proprio ruolo in antimafia per condizionare – senza riuscirci – l’esito delle elezioni a Bari. Questa non è polemica, ma accanimento”, dicono gli esponenti del Pd in commissione Antimafia. “In massa oggi esponenti del centrodestra lanciano accuse vergognose verso il nostro Roberto Scarpinato, un uomo che vive sotto protezione per aver combattuto ogni tipo di mafia in Italia, quella militare e quella affarista. Senza conoscere vergogna e con grande ipocrisia, i partiti della maggioranza cavalcano intercettazioni, riferite con svariate falsità da un quotidiano, che riguardano un parlamentare e che sono ancora coperte da segreto e come tali non rivelabili e non conosciute nemmeno dagli indagati. Ecco il loro garantismo di comodo. Per noi nessun problema, facciano pure perchè il M5S non ha nulla da nascondere. Ma dovrebbero fare pace con il loro cervello e le loro coscienze”, dicono invece le capogruppo M5s nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato Valentina D’Orso e Ada Lopreiato.

Sono poi intervenuto anche Annunziata e Flora Agostino, sorelle dell’agene ucciso da Cosa Nostra nel 1989: “Con sgomento assistiamo oggi a una recrudescenza dell’inaccettabile aggressione pubblica ai danni del Senatore Roberto Scarpinato che mai avremmo immaginato. Questo avviene, per di più, pochi giorni dopo la storica sentenza emessa dalla Corte di assise di Palermo con la condanna del boss Gaetano Scotto per l’assassinio di nostro fratello Nino e di nostra cognata Ida”. E continuano: “Il dottor Scarpinato ha avuto grandissimo merito nel processo arrivato alla sentenza di lunedì scorso e all’altra sentenza di condanna di Nino Madonia in primo e secondo grado, fin da quando, nel 2017, come Procuratore generale di Palermo, avocò il fascicolo e, insieme ai magistrati del suo ufficio e alla Dia di Palermo, svolse le indagini che hanno portato a quelle sentenze, che hanno spazzato via decenni di depistaggio commessi purtroppo anche da infedeli rappresentanti dello Stato. Per il coraggio che ha avuto nell’affrontare i potentati criminali, mafiosi e non solo, che hanno segnato la vita della nostra famiglia, il senatore Scarpinato ha goduto e gode della stima e della gratitudine dei nostri genitori prima e nostra tutt’oggi”.