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Stellantis, Tavares: “Pronti per transizione, ma servono altri incentivi”. Schlein: “Deludente”. Conte: “Basta aiuti senza un piano”

“Noi non chiediamo il rinvio della scadenza del 2025, siamo pronti. Abbiamo bisogno della stabilità dei regolamenti perché dobbiamo pianificare in anticipo. Ci serve un ambiente stabile e durevole”. Il numero uno di Stellantis Carlos Tavares torna a ribadire anche in Parlamento qual è la linea del gruppo. Una linea che sconfessa la volontà del governo di frenare la transizione ad auto meno inquinanti. “Abbiamo fatto i compiti a casa, abbiamo lavorato molto duramente per fare in modo che le vetture e i componenti che usiamo siano in linea con i requisiti fissati“, ha detto Tavares nell’audizione alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato sulla produzione automobilistica del gruppo Stellantis in Italia. Un’audizione in cui il capo di Stellantis ha chiesto “notevoli iniezioni di incentivi” e anche “sussidi”. Un’audizione che ha scatenato la dura reazione delle opposizioni. Hanno preso la parola anche i due leader, Elly Schlein e Giuseppe Conte. La segretaria del Pd ha manifestato grande delusione: “Ci aspettavamo molto di più. Chiediamo chiarezza, abbiamo visto dei segnali di disimpegno“. Anche il leader del M5s ha attaccato: “Noi vogliamo un piano industriale dettagliato, non sottoscriverò neanche un euro se continuerete a scaricare sugli altri le vostre incompetenze“.

Poi è arrivata la replica di Tavares: “Sento da parte vostra rabbia, un certo livore. Lo stesso atteggiamento che hanno i lavoratori. E’ una situazione molto difficile. I regolamenti decisi, che sono alla base della situazione attuale, non sono stati imposti da Stellantis, non è corretto fare una grande insalata. Ci sono stati imposti”. E ancora: “Noi non chiediamo soldi per noi. Chiediamo aiuto per i vostri cittadini perché possano permettersi di comprare questi veicoli. Il sostegno serve a rendere accessibili questi modelli”. Secondo Tavares, non è vero che Stellantis non ha una strategia per l’Italia: “Molti modelli sono disegnati in questo Paese, vi farò stringere le mani dei nostri dipendenti. Non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare l’Italia o che qualcuno sfidi la nostra leadership. Abbiamo la capacità per sostenere un milione di clienti. Mi chiedono se voglio vendere siti, la mia risposta è no. Non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare la nostra posizione, lotteremo come dannati per mantenerla”.

Il discorso di Tavares
Le norme Ue fissano lo stop alla produzione di auto a diesel e a benzina nel 2035. Primo dello stop, l’obiettivo intermedio al 2025 è di limitare a 93,6 g/km le emissioni medie per auto. Su questi target di decarbonizzazione, c’è chi è più avanti e chi è più indietro. Quindi case automobilistiche favorevoli ad una dilazione dei tempi – chiesta dal governo italiano, che però ha ricevuto i no di Berlino e Madrid – ed altre che vi si oppongono, come Stellantis. “Vi chiediamo stabilità della regolamentazione perché nel nostro settore i tempi sono lunghi, dobbiamo programmare con largo anticipo”, ha ribadito Taveres in audizione. Stellantis è pronta per la transizione ma servono regole certe: “Invece di litigare sui regolamenti, è meglio metterci al lavoro per raggiungere i risultati nella maniera migliore. Non chiederemo modifiche ma di garantirci stabilità su quanto deciso, per poter lavorare per servirvi”. Anche se, ha chiosato poi Tavares, “la strategia scelta dall’Ue, per noi non è necessariamente la migliore per l’impatto sul pianeta e i costi sulle aziende”.

I costi sono l’altro tema su cui Tavares ha insistito più volte nel corso della sua audizione. “Sono 5 anni che cerchiamo di spiegarlo, che vi diciamo attenzione, siamo in democrazia, bisogna tutelare la libertà di movimento della classe media” senza dimenticare i costi che impone la tecnologia elettrica, ha proseguito il manager. Che quindi è tornato a chiedere incentivi e aiuti alla politica: “Perché non vendiamo auto elettriche in Italia? Perché costano troppo. Dobbiamo renderle accessibili con incentivi e sussidi. Come? Attraverso imposte? Questa è una vostra decisione”, ha detto Tavares, sottolineando che “per sostenere la domanda in Italia servono notevoli iniezioni di incentivi sennò non ce la facciamo”. “Io devo poter vendere i veicoli elettrici allo stesso prezzo dei veicoli a combustione interna. Ma in questo sistema sotto pressione, devo infilare per forza un 40% di aumento dei costi“. “Voi leader politici dovete spiegarmi come faccio a gestire questi attriti dovuti al fatto che io devo per forza aumentare del 40% i costi”, ha attaccato Tavares.

“Abbiamo un piano preciso che ho condiviso con i nostri partner, abbiamo assegnato nuovi prodotti a tutti gli stabilimenti italiani fino al 2030, in alcuni casi al 2033. Ma non basta. Il problema sono i costi troppo alti in Italia, il 40% più alti di quelli che devono sostenere i nostri concorrenti”, ha ribadito Tavares. “Ad esempio quello dell’energia è molto elevato, il doppio della Spagna. Non so perché. Questo è un grandissimo svantaggio perché non consente di difendere i margini. Produrre veicoli che non possono essere acquistati dalla classe media perché costano troppo è inutile“, ha spiegato.

Le repliche di Schlein e Conte
“Ci aspettavamo molto di più da questa audizione. Crediamo che sia interesse dell’Italia salvaguardare la vocazione manufatturiera. Abbiamo bisogno di un’industria moderna. Siamo per questo molto preoccupati della situazione di Stellantis in Italia. Condividiamo le ragioni dello sciopero del 18 ottobre e chiediamo che Stellantis si confronti con i lavoratori. Qual è il piano industriale per ricerca, sviluppo e produzione in Italia? Chiediamo chiarezza, molto più di quella che abbiamo sentito qui. Perché invece noi abbiamo visto dei segnali di disimpegno, di disinvestimento“, ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein nel corso dell’audizione. “Nella mozione delle opposizioni – ha aggiunto Schlein – abbiamo proposto all’automotive un patto per la transizione giusta: incentivi stabili, ma non senza un piano industriale che sia messo per iscritto. Al governo chiediamo interventi sull’energia e politiche industriali di accompagnamento. Chiediamo a Stellantis che assuma impegni concreti, che produca qui auto per il mercato di massa“. Schlein ha richiamato inoltre la necessità di “investimenti comuni europei sulla transizione“.

“Noi non vogliamo una sintesi su numeri che conosciamo. Il suo intervento è insoddisfacente e deficitario dal punto di vista degli interessi dei cittadini italiani perché non ci ha detto nulla sul futuro dei nostri stabilimenti, niente su investimenti e ricerca, niente sulla gigafactory di Termoli, niente sulle prescrizioni su Comau. Oggi andiamo via senza avere una prospettiva concreta sul destino dei nostri lavoratori. Non ci ha fatto nemmeno capire le vostre strategie sulle delocalizzazioni. Non ci ha detto nulla sui costi che pesano sulla filiera dell’indotto e della componentistica, che avete sventrato”, ha detto il presidente M5s Giuseppe Conte nel corso dell’audizione. “Gli incentivi e le garanzie dallo Stato – ha aggiunto – li avete già chiesti. Avete portato a casa oltre 6 miliardi, ma dopo non avete mantenuto nemmeno uno dei vostri impegni. Lei oggi non può venire a chiedere incentivi fiscali. E cosa mette sul piatto? Cosa diciamo a questi lavoratori? Deve venire Elkann in Parlamento a rispondere allo Stato italiano sui comportamenti degli ultimi anni. Noi vogliamo un piano industriale dettagliato, non sottoscriverò neanche un euro se continuerete a scaricare sugli altri le vostre incompetenze“.

Il nuovo management di Stellantis
Oggi per Stellantis è stata una giornata densa di novità. Oltre all’audizione in Parlamento, Tavares ha incontrato i sindacati italiani, garantendo l’ambizione di raddoppiare la produzione di veicoli elettrici entro il 2025-2026. Soprattutto, però, sono stati annunciati grossi cambiamenti nel management di Stellantis. Nomine che sono il preludio all’addio di Tavares, che ha confermato l’intenzione di lasciare l’incarico di Ceo all’inizio del 2026. I cambiamenti nel management di Stellantis riguardano sia la responsabilità di aree come l’Europa allargata, la Cina e gli Usa, sia brand importanti come Alfa Romeo e Maserati.