Giustizia & Impunità

Tigri, scimmie, cammelli, un elefante: il caso degli animali maltrattati per gli spettacoli. Per i titolari del circo Martin condanna definitiva

“Gli imputati sono responsabili di aver maltrattato gli animali protagonisti degli spettacoli del circo”. E’ la sentenza definitiva della Corte di Cassazione emessa nei confronti dei due titolari del Circo Martin, Eusanio Martino e Adam Caroli. Tigri, leoni, cammelli, un ippopotamo e un elefante, e poi ancora serpenti e scimmie erano tenuti in condizioni pessime […]

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“Gli imputati sono responsabili di aver maltrattato gli animali protagonisti degli spettacoli del circo”. E’ la sentenza definitiva della Corte di Cassazione emessa nei confronti dei due titolari del Circo Martin, Eusanio Martino e Adam Caroli. Tigri, leoni, cammelli, un ippopotamo e un elefante, e poi ancora serpenti e scimmie erano tenuti in condizioni pessime e maltrattati durante decine di spettacoli sotto il tendone allestito nel 2014 ad Arzachena, vicino ad Olbia. Le contestazioni erano partite sia per quanto riguardava la nutrizione e la detenzione in gabbie anguste sia per lo stato di solitudine, le fatiche insopportabili e l’assenza di arricchimento ambientale. A far partire le indagini, ormai 10 anni fa, la Lav, la Lega Anti Vivisezione. “La lunga battaglia processuale si è conclusa, nonostante i protagonisti di questa storia siano ancora attivi professionalmente e continuerebbero a lavorare in altre strutture circensi, dove gli animali non hanno riposo, pace e la fortuna di poter essere liberi – commenta Eleonora Panella, responsabile area esotici di Lav – Da questo traguardo però, continuiamo a lottare affinché il circo con gli animali diventi solamente un brutto incubo“. Nel 2014, l’ente presentò una denuncia contro il circo che portò al sequestro degli animali esotici che vennero affidati proprio all’associazione. Ancora oggi si trovano nel Centro AnimaNatura Wild Sanctuary di Grosseto.

Dopo la fase preliminare, il processo contro i due proprietari del circo ebbe inizio nel 2022. In primo grado, il tribunale di Tempio Pausania (Sardegna) aveva condannato gli imputati a quattro mesi di reclusione. La condanna è poi stata confermata in secondo grado dalla Corte d’appello di Cagliari. Oggi con la decisione della Cassazione la sentenza diventa definitiva.