Immaginate di essere in barca nello Stretto di Messina, circondati dal blu intenso del mare, con lo sguardo rivolto all’orizzonte in cerca di delfini o balene. Ad un certo punto, qualcosa di piccolo, un minuscolo puntino che galleggia a pelo d’acqua tra le onde, attira la vostra attenzione. E’ un argonauta, un animale dal fascino antico e misterioso, incredibilmente risalito a galla dalle profondità marine in cui è solito vivere. No, non è l’incipit di un romanzo, ma quanto successo davvero ai ricercatori di Necton Marine Research durante una sessione di monitoraggio dei cetacei. Il 7 ottobre 2024, le loro telecamere hanno immortalato un raro esemplare di argonauta argo, un mollusco che vive nelle profondità marine e che solo raramente si avventura in superficie. L’argonauta, mollusco cefalopode parente di polpi e calamari, deve il suo nome agli eroi della mitologia greca, gli Argonauti, che a bordo della nave Argo partirono alla ricerca del Vello d’Oro. L’accostamento non è casuale: la “conchiglia” dell’argonauta, prodotta dalle femmine per proteggere le uova, ricorda vagamente la forma di una nave.
“È stato un incontro emozionante“, raccontano i ricercatori di Necton. “L’argonauta ha un aspetto curioso e ‘preistorico’, simile a quello del Nautilus, un vero e proprio fossile vivente“. L’avvistamento è avvenuto grazie alle particolari condizioni dello Stretto di Messina, dove le forti correnti generate dall’incontro tra Mar Ionio e Mar Tirreno possono spingere in superficie animali che normalmente vivono negli abissi. “In un anno avvistiamo circa tre argonauti durante le nostre uscite di ricerca”, spiegano da Necton. “Quello che abbiamo filmato è il più piccolo che abbiamo mai incontrato“.
Un’altra caratteristica curiosa degli argonauti è il marcato dimorfismo sessuale: le femmine sono molto più grandi dei maschi (possono superare i 30 centimetri di lunghezza, contro i 2 millimetri dei maschi) e hanno una colorazione argentea, mentre i maschi sono blu con macchie giallastre e rossastre. Durante la riproduzione, una delle braccia del maschio, modificata per la funzione riproduttiva, si stacca e resta agganciata alla femmina, fecondandola. “In passato si pensava che questa braccia fosse un verme parassita“, spiegano i biologi marini. L’argonauta avvistato nello Stretto di Messina è stato analizzato, filmato e poi rilasciato in mare. Un incontro fortunato che ci ricorda la straordinaria biodiversità del nostro pianeta e l’importanza della ricerca scientifica per la sua conoscenza e tutela.
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Credit: Necton Marine Research Society