Di festival internazionali del teatro per ragazzi ne troverete tanti in Italia, sfogliando i cartelloni e girando le città. Ma Teatri Senza Frontiere da 15 anni è il marchio di un festival assolutamente unico nel suo genere, perché è internazionale “al contrario”. Non sono gli artisti stranieri che vengono in Italia; sono cantanti e musicisti, attori e giullari, ventriloqui e burattinai italiani che partono con i loro strumenti e le loro idee per le aree più povere e martoriate del mondo, con un solo obbiettivo in tasca: portare divertimento e spettacolo.
Racconta Marco Renzi, ideatore del progetto, che “tutto è iniziato dopo il terremoto dell’Aquila nel 2009”, quando un gruppo di artisti andò a portare qualche ora di spettacolo e di sorrisi nelle tendopoli degli sfollati facendo dimenticare per un giorno il dramma della distruzione. Ma è sufficiente alzare gli occhi per trovarne a centinaia di drammi simili in giro per il mondo, dove vivono “gli ultimi della terra, vittime di un pianeta sghembo che sembra non volersi più raddrizzare, testimoni di un’umanità che ha bisogno di riscattarsi per dimostrare di saper fare l’unica cosa sensata e possibile: vivere in pace, rispettando gli altri”.
E allora via, a incontrare nel corso degli anni i bambini dell’Etiopia, di Manaus, San Paolo e della profonda Amazzonia, di Albania, Kosovo e Bosnia, del Ghana e del Kenia. Fino a spingersi con i costumi e gli strumenti musicali nel 2023 a Leopoli e Dnipro, a Zaporizhia e Kharkiv, per intrattenere i bambini ucraini di qua dal fiume a dimenticare per qualche ora i rumori dei fucili e delle cannonate che arrivavano dall’altra sponda.
L’ultimo viaggio si è appena concluso e la comitiva ha fatto ritorno a casa da Lusaka, capitale dello Zambia, dove centinaia di bambini di strada, senza famiglia e senza casa, hanno una speranza grazie all’iniziativa messa in piedi da padre Renato Kizito Sesana, missionario comboniano che, giunto all’età della pensione, anziché accettare una confortevole residenza sul lago di Como, ha deciso di restare in Africa e fondare la Koinonia Community per aiutare questi ragazzi. Erano in quattordici, tra artisti e fotografi, che dal 16 settembre al 2 ottobre hanno messo in scena sedici spettacoli teatrali in scuole pubbliche e private, centri di accoglienza per donne vittime di violenza e ragazzi coinvolti nella tratta dei minori. Ma anche in chiese e luoghi di comunità all’aperto. Anche improvvisando e dove capitava.
Questi artisti, che di mestiere lavorano nel campo del teatro e dello spettacolo per ragazzi, anche quest’anno come nelle precedenti occasioni sono saliti sull’aereo pagandosi il biglietto di tasca propria, perché Teatri Senza Frontiere non è certamente un business. Non si vanno a fare queste cose per soldi. E cosa si fa lo si decide solo quando si è là. Quando si vede chi e cosa si ha davanti. Ma un Pulcinella e una chitarra funzionano dappertutto. Ci racconta Dante Cigarini, cantastorie e busker, burattinaio e ventriloquo, che ha dovuto spesso adattarsi all’ambiente e anziché far parlare i propri pupazzi, che senza impianto sonoro in pochi avrebbero ascoltato, si è inventato uno spettacolo di magia, diventando “the magician” per i bambini. Ogni artista si è inventato qualcosa, ed è doveroso citarli tutti: Maurizio Stammati, Anna Maggiacomo, Chiara Laudani (Teatro Bertolt Brecht), Marco Renzi, Simona Ripari (Proscenio Teatro Ragazzi), Gabriele Claretti (Ho Un’Idea), Noemi Bassani, Stefano Tosi (L’Arca di Noe), Giorgio Rizzi (C’è un Asino che Vola) Dante Cigarini, Gabriella Lelli, Ruggero Ratti, Sorina Simona Furdui, Davide Caforio. Arrivederci al 2025.