Politica

Giuli caccia il capo di gabinetto di Sangiuliano e lo rimpiazza con l’ex capo dell’Ufficio antidiscriminazioni inviso alla destra

Il cambio della guardia nella squadra del neo-ministro della Cultura Alessandro Giuli provoca uno scossone tutto interno alla destra. Il cortocircuito ruota attorno alle nomina del vicecapo di gabinetto Francesco Spano, arrivata dopo la revoca del capo a Francesco Gilioli, scelto dal suo predecessore Gennaro Sangiuliano. È La Verità a dare conto della vicenda, montando sulle polemiche innescate dalla destra ultra-cattolica di Pro vita e famiglia e dall’ex senatore leghista Simone Pillon che hanno riesumato una vecchia vicenda raccontata da Le Iene nel 2017, chiusasi senza alcun addebito per Spano ma che, all’epoca, gli costò le dimissioni. Con ordine.

Nel 2017 Spano era direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, l’Unar, organismo che fa capo alla presidenza del Consiglio e si occupa di lottare contro le discriminazioni. In un servizio di Filippo Roma si dava conto di un finanziamento da 55mila euro dell’Ufficio guidato da Spano ad Anddos, l’Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale che riunisce circoli privati e associazioni Lgbtqia+. Le Iene raccontarono che Spano era iscritto Anddos e che in alcuni circoli associati si svolgevano serate a sfondo sessuale, anche a pagamento.

Spano spiegò di non esserne a conoscenza ma fu comunque costretto alle dimissioni, insieme al presidente di Anddos, anche a causa della violenta polemica politica che fu alzata in primis da Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni che annunciò un’interrogazione urgente per chiedere il passo indietro dell’attuale vicecapo di gabinetto di un suo ministro. Gli accertamenti successivi della Corte dei Conti certificarono che non vi fu alcun illecito da parte di Unar nell’uso dei finanziamenti pubblici poiché i bandi erano puliti.

Ora la sua nomina ha provocato la reazione di Pro vita e famiglia che ha lanciato una petizione e un violento attacco da parte di Pillon che ha chiesto di annullare la nomina. “Abbiamo di meglio di uno cacciato dalla Boschi (su richiesta della Meloni) per esser socio di un club Lgbt finanziato dall’Unar che presiedeva. Dopo la Concia, ancora si nominano esponenti di sinistra per una sorta di sindrome di Stoccolma. Caro ministro Giuli: niente inferiorità culturale please. E no cappotti rossi”, ha scritto l’ex senatore della Lega.

Giuli, sentito da La Verità, ha tenuto il punto: “Spano ha lavorato con me al Maxxi. Dopo un periodo di prova di un anno, visto che le cose hanno funzionato magnificamente, era stato riconfermato e sarebbe rimasto con me fino alla fine dell’incarico. Ha grandi qualità tecniche. È un cattolico progressista, tutto quello che fa nella sua vita privata riguarda lui”, ha sottolineato il ministro della Cultura. “Per quanto riguarda possibili reati, la vicenda si è risolta in suo favore. Dunque ribadisco la mia grande fiducia in lui e il mio totale disinteresse verso ogni ricostruzione tendenziosa – ha annunciato – Ho sempre avuto ottimi rapporti con mondo pro life, ho anche diretto laicamente Tempi, rivista legata a Comunione e liberazione. Non ho conosciuto Simone Pillon e non condivido le posizioni che esprime come lui, immagino, non condivide le mie”.