Dopo lo sgombero del presidio di San Giuliano, il movimento No Tav ha annunciato una mobilitazione permanente contro la “grande opera inutile”. E per sabato ha convocato una manifestazione popolare con partenza alle 15 dalla stazione Susa. La parola d’ordine? “Contro la devastazione dei territori, vogliamo la libertà di movimento in val Susa”. Una risposta a quanto avvenuto nella notte tra domenica e lunedì quando le forze dell’ordine hanno sgomberato il terreno che era stato acquistato nel 2012 da oltre mille No Tav. Uno spazio che è stato recintato in pochi giorni con reti e filo spinato e che continua a rimanere sorvegliato giorno e notte da idranti e uomini della polizia.
“In quell’area dovrebbero essere realizzate delle opere di collegamento legate alla viabilità – racconta al fattoquotidiano.it Alberto Poggio, tecnico del movimento No Tav – ci saranno anni e anni di cantieri davanti”. Ma allargando lo sguardo allo stato del progetto, l’ingegner Poggio osserva: “Questa mossa di prendere i terreni a San Giuliano non è collegata tanto a un’esigenza tecnica ma più a una ragione politica”. Il motivo? “I lavori nella piana di Susa devono essere realizzati coerentemente con l’arrivo delle due talpe da Chiomonte a Susa, talpe che però ad oggi nessuno ha ancora acquistato”. E dunque quale sarebbe la ragione di questa mossa? “Politica, di immagine perché serve a far vedere che si fa qualcosa e che si spende qualche soldo quando in realtà nessuna talpa sta scavando il tunnel”.
Secondo il tecnico lo sgombero sarebbe “uno specchietto per le allodole perché il problema è giustificare agli occhi del governo italiano l’esigenza di farsi dare ulteriori soldi per lavori che nessuno è in grado di dire quando finiranno”. Quello che invece si sa sono i disagi che hanno vissuto in questi giorni gli abitanti della Valsusa a causa della chiusura di una delle principali arterie stradali della Valle per diversi giorni. “Una chiusura che, per altro, ha comportato l’allungamento a 12 km per un percorso che prima si svolgeva in un solo chilometro e che ha intralciato il percorso dei mezzi di soccorso e scolastici” spiegano in un nota i No Tav. Ma la preoccupazione più grande riguarda il futuro: “Questa è solo la punta dell’iceberg che prelude ad anni e anni di lavori nella piana di Susa – dice il movimento che si chiede – quante famiglie continueranno a mandare a scuola i loro figli in un contesto del genere?”.