Continuano gli annunci di nuove misure di stimolo economico da parte della Cina. Il Dragone gioca con le aspettative, ma i mercati, dopo aver registrato una forte spinta rialzista nel mese di settembre, la settimana scorsa hanno subito importanti ribassi dopo le dichiarazioni del governo che hanno lasciato ancora una volta tanti interrogativi sulle effettive misure in programma. L’indice composito di Shenzhen mercoledì è crollato dell’8,2%, il maggior calo dal 1997, mentre la Borsa di Shanghai ha perso il 6,6%. Sabato 12 ottobre il ministro delle Finanze Lan Fo’an ha tentato di correre ai ripari convocando una nuova conferenza stampa per annunciare nuove “misure anticicliche” e un “aumento significativo” del debito pubblico. Ma senza fornire alcuna cifra.

“C’è uno spazio relativamente ampio per la Cina per emettere debito”, ha detto Lan Fo’an. L’obiettivo è finanziare misure che dovrebbero andare a sostenere i cittadini a basso reddito, il mercato immobiliare e il capitale delle banche statali. Secondo quanto riportato da Reuters il mese scorso, il Dragone pensa all’emissione di speciali obbligazioni sovrane per un valore di circa 2 trilioni di yuan, oltre 280 miliardi di dollari, la cui raccolta porterà nuovo ossigeno ai governi locali per affrontare i propri problemi debitori, nonostante i 2,3 trilioni di yuan, circa 325 miliardi di dollari, già stanziati e utilizzabili nell’ultimo trimestre dell’anno. Inoltre Pechino potrebbe offrire sovvenzioni alle famiglie per l’acquisto di beni di consumo: bassi salari e disoccupazione giovanile hanno fatto scendere la spesa delle famiglie sotto il 40% del pil, circa 20 punti percentuali al di sotto della media globale.

Bloomberg News riferisce invece di una possibile iniezione di 1 trilione di yuan, circa 142 miliardi di dollari, nelle maggiori banche statali. Nei primi sei mesi di quest’anno oltre 40 banche cinesi “ad alto rischio” sono state rilevate da istituzioni più grandi, una cifra pari a quattro volte il numero di banche chiuse nel 2023, mentre i piccoli e medi istituti di credito rurali “cedono sotto l’esposizione ai debiti”, segnala un rapporto di Newsweek.

Al momento però i nuovi stanziamenti sono fermi a 200 miliardi di yuan, circa 28 miliardi dollari, come annunciato dal presidente della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme (NDRC), terzo organismo del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, Zheng Shanjie, nella conferenza di martedì 8 ottobre che ha deluso molti osservatori. Il governo centrale fornirà ai governi locali 100 miliardi di yuan, 14 miliardi di dollari, mentre altri 100 miliardi di yuan saranno destinati a progetti di investimento. Anche il Politburo del Partito Comunista si è esposto sulle nuove misure, non entrando tuttavia nei dettagli. “È necessario emettere e utilizzare titoli di stato speciali a lungo termine per sfruttare meglio il ruolo degli investimenti pubblici. Il coefficiente di riserva obbligatoria dovrebbe essere abbassato e dovrebbero essere attuati tagli sostanziali ai tassi di interesse”, dice il documento finale della riunione di settembre, pochi giorni dopo il taglio di uno dei tassi principali da parte della Banca centrale.

Tanti annunci, dunque, nelle ultime settimane, ma anche prudenza e attendismo, in attesa dei dati della crescita del terzo trimestre che dovrebbero essere diffusi il prossimo 18 ottobre dall’Ufficio nazionale di statistica. Nella prima metà dell’anno il Pil è aumentato del 5%, e secondo gli esperti per l’anno in corso la crescita potrebbe subire una frenata rispetto agli obiettivi. Jia Kang, già direttore generale dell’Institute for Fiscal Science, ente di ricerca del Ministero delle Finanze, ha detto al quotidiano di proprietà statale The Paper che “l’attenzione del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese pone sulla gestione delle aspettative è fondamentale. La teoria e la pratica economica nel corso degli anni hanno concordato sul fatto che le aspettative si auto-rafforzano. Se le persone si aspettano risultati positivi, è più probabile che si verifichino. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che la fiducia è ancora debole e le aspettative del mercato non sono forti”.

Secondo Kang, Pechino dovrebbe emettere fino a 10 trilioni di yuan (1,4 trilioni di dollari) in obbligazioni governative a lungo termine per finanziare investimenti in infrastrutture e lavori pubblici, un importo “non irragionevole” perché Pechino ha già lanciato misure di stimolo simili in passato. “Concordiamo con i principali consulenti politici come Jia Kang che un livello di oltre 10 trilioni o il 10% del PIL potrebbe essere necessario per rilanciare l’economia, considerando la storia di stimoli della Cina”, hanno scritto gli economisti di Citi in una nota.

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