IN AMERICA UN FENOMENO FUORI CONTROLLO - 2/6
La passione per l’intrattenimento è rimasta la stessa del pre-pandemia e così la domanda. Ma i prezzi sono lievitati in tutto il mondo e il fenomeno, che si è diffuso a partire dall’America, è fuori controllo. Stando alla BBC, nel 2009 un biglietto per un concerto degli Oasis costava 44 sterline; l’anno prossimo, in occasione della storica reunion, bisognerà spenderne 150 per il medesimo posto. Questo, senza contare il secondary ticketing e l’incontrollabile “dynamic pricing” (l’aumentare dei costi proporzionalmente alla richiesta), che recentemente ha sollevato non poche polemiche. Gli esempi, comunque, sono innumerevoli: nel 2016, i tagliandi resale per il “Formation Tour “di Beyoncé erano fissati a circa 330 dollari, dopo il Covid hanno toccato quota 1000. Stesso discorso per gli show di Madonna. Inoltre, secondo un sondaggio, condotto sempre dall’emittente britannica, due terzi dei giovani tra 16 e 34 anni hanno dichiarato di aver diminuito il numero di spettacoli a cui hanno assistito.
Ma oggi, tutto costa di più per tutti. Gli artisti internazionali, complice la fame di live degli appassionati, hanno affittato enormi arene, organizzando concerti-evento. Più spazio e più fan significano più denaro da investire per scenografie, impianti audio, energia elettrica per palazzetti e stadi. All’interno di un mercato ormai ampio e allineato, sono aumentati i cachet richiesti dai cantanti per le loro performance, il prezzo della benzina e dei trasporti, del catering e degli alloggi per chi lavora dietro le quinte. Prezzi ampiamente sostenibili per le star globali e per chi ha una solida fanbase anche dentro i confini nazionali. Casi in cui, all’apertura delle vendite, le date sono annunciate sold out in pochi minuti.