Non siamo ancora al punto di non ritorno, ma anche in Italia il caso sussiste, eccome. Con le riaperture post-pandemia, diversi artisti sono tornati live in stadi e palazzetti, tra eventi già svolti e previsti nei prossimi mesi) Vasco Rossi, Cesare Cremonini, Tananai, Elodie, Mahmood, Ghali, Max Pezzali, Ultimo, Gazzelle, Sfera Ebbasta, Claudio Baglioni… Alcuni, forti di un buon numero di fan o di una carriera consolidata alle spalle, hanno registrato velocemente il tutto esaurito e hanno messo in piedi (o pianificano di farlo) show mastodontici di luci, coriandoli e gonfiabili, con scalette piene di successi e canzoni senza tempo.

Altri, forse, hanno fatto il passo più lungo della gamba. E adesso, con le data annunciate da tempo, faticano a riempire gli spazi affittati. Lo ha dimostrato anche l’estate appena trascorsa: ci sono troppi concerti e costano troppo. E anche da noi, i prezzi sono aumentati a dismisura rispetto al 2019, in alcuni casi anche del doppio. Così, come succede nel resto del mondo, anche nel nostro Paese si predilige la garanzia di spettacoli più grandi e consolidati. È una questione puramente economica che, però, sull’industria musicale, pesa parecchio.

Le conseguenze dei due anni di fermo nel settore hanno effetti ancora oggi. Molti, tra tecnici del suono e addetti ai lavori, hanno cambiato occupazione e trovare professionisti è più difficile del passato. Inoltre, solo più recentemente il mercato discografico italiano ha cominciato a crescere. E nonostante i numeri siano incoraggianti, gli sponsor investono più volentieri all’estero. Tradotto: chi passa dall’Italia (soprattutto le star più celebri a livello globale) lo fa per una data, due al massimo. Un trend che, fortunatamente, ha da poco invertito rotta. Ma per consolidarlo ci vorranno tempo e le infrastrutture necessarie in numerose città.