Quest’anno ricorre il centenario dell’omicidio di Giacomo Matteotti per mano dei fascisti. Tutti conosciamo il discorso che Mussolini pronunciò due giorni dopo la sua scomparsa: “[…] io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. […] Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi.”

Oggi sappiamo com’è andata a finire, ma allora Mussolini era ancora il capo di un governo eletto: alcuni intellettuali antifascisti del calibro di Einaudi e Croce forse davvero credettero che davanti ad uno scandalo di tali dimensioni il fascismo sarebbe tramontato. Com’è possibile che un governo fondato sulla fiducia parlamentare e dunque sul voto popolare non sia costretto a dimettersi davanti a responsabilità così orrende?

Una domanda non troppo dissimile da quella che ci si pose neanche settant’anni più tardi, in un contesto completamente diverso e davanti a uno scandalo di tutt’altro genere, quando andarono in scena alla Camera le geremiadi di Bettino Craxi: “E tuttavia, d’altra parte, ciò che bisogna dire, e che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale. I partiti, specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare od illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’Aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro.”

Possibile che un parlamentare, segretario di partito dopo aver sostanzialmente ammesso di aver rubato “come tutti”, resti al suo posto?
Possibile che un ministro della Repubblica sotto indagine invece di dimettersi faccia teletrasmettere un monologo degno della migliore commedia dell’arte all’italiana, in cui si giustifica per aver negato lo sbarco ad un centinaio di migranti? Possibile. Basta dire: “Oggi sono a processo e rischio il carcere perché in Parlamento la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato. […] Mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia è stato messo sotto accusa e processato per aver difeso i confini del proprio paese. […] Mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani. Mi dichiaro colpevole di aver mantenuto la parola data.”

Non entro nel merito delle accuse – persino per quanto riguarda il delitto Matteotti ci sono tuttora tesi contrastanti circa il (non) coinvolgimento di Mussolini, figuriamoci per gli altri due. Ciò che però accomuna i tre episodi è la forma: basta dire “mi assumo la responsabilità” per non assumersi la responsabilità.

In altre lingue assumersi la responsabilità ha un significato preciso: vuol dire trarre delle conclusioni pratiche da una situazione. Il primo ministro socialista portoghese Antonio Costa rassegnò le dimissioni l’anno scorso a causa di uno scandalo causato da un ministro del suo governo che, come si appurò in seguito, non lo coinvolgeva per niente. L’ex sindaca di Berlino Franziska Giffey si dimise nel 2021 dalla carica di ministra della Famiglia dopo che la Freie Universität di Berlino aveva riesaminato la sua tesi di dottorato (del 2010) riscontrando 119 passaggi plagiati e revocandole il titolo. Lo speaker della Camera dei Comuni canadese, Anthony Rota, l’anno scorso di dimise dopo aver erroneamente definito “eroe” un attempato militare ucraino che, ahimè, era anche un nazista, veterano delle SS. Il governo olandese di Mark Rutte nel 2021 fu costretto alle dimissioni a causa di uno scandalo legato ad una cattiva gestione dei sussidi per l’infanzia erogati a famiglie che in seguito si videro accusate di evasione fiscale.

Funziona così: sbagli, ti assumi la responsabilità, paghi. O addirittura non hai neanche sbagliato: fa niente, per preservare il decoro della carica che ricopri, ti assumi la responsabilità e paghi lo stesso.

In Italia, che è paese cattolicissimo, basta una confessione per mondare la propria anima. Che faccia comodo a politici e dirigenti, è cosa ovvia. Che vada bene all’elettorato, è un fatto degno di indagine psicanalitica. Hanno tutti uno scheletro nell’armadio così ingombrante da identificarsi in improbabili ministre del turismo accusate di aver abusato a proprio vantaggio della cassa integrazione? Si sono tutti dimenticati che, oltre ad avere un suono indubbiamente armonioso e musicale, le parole “mi assumo la responsabilità” avrebbero anche un significato?

Ah, saperlo! A questo punto, meglio Genny ‘a Scalogna. Almeno ha avuto la dignità di dimettersi.

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