Continuano le polemiche il giorno dopo la discussa audizione in Parlamento durante la quale il numero uno di Stellantis Carlos Tavares ha attribuito alle norme sulla transizione green la responsabilità del crollo della produzione e battuto cassa chiedendo nuove “notevoli iniezioni di incentivi” e “sussidi”. Se il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso si limita a dire che “il Sistema Paese unito, maggioranza e opposizione, sindacati e imprese dell’automotive, chiedono alla grande multinazionale che è nata in Italia di restare in Italia e di affrontare con noi la sfida della transizione ecologica”, il leader leghista Matteo Salvini torna all’attacco. L’ad “dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa agli operai, agli ingegneri, ai tecnici, agli italiani e alla storia dell’auto italiana. Il settore è in crisi anche per colpa sua”, accusa a margine della cerimonia di inaugurazione della M4 a Milano. Peccato che il collega Urso si sia nel frattempo accontentato di incassare promesse non mantenute, senza sostenendo che le “pressioni” del governo sull’azienda stavano dando ottimi frutti.

Per il titolare del Mit, in ogni caso, Tavares “non è più in condizioni di chieder niente per come ha mal gestito e male amministrato un’azienda storica italiana”. Una posizione che pare condivisa dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che manda a dire: “Noi abbiamo bisogno che le produzioni in Italia vengano mantenute e chiedere ulteriori incentivi mi sembrava onestamente una pazzia. Noi abbiamo bisogno di piani industriali seri, di imprese che siano serie sul territorio e che stiano ovviamente nel costruire i propri prodotti nel nostro Paese”. E dire che Orsini non è certo timido nel chiedere regalie per le imprese a carico del bilancio pubblico: pretende che lo Stato paghi le case ai nuovi assunti con stipendi bassi e invoca 10 miliardi di sussidi da stralciare dalle tax expenditure ma poi girare in altra forma alle aziende. Quindi: sì agli aiuti per gli iscritti alla confederazione, no a quelli per Stellantis. Del resto Fca, dalla cui fusione con Psa è nata Stellantis, ha lasciato viale dell’Astronomia oltre un decennio fa e l’associazione degli imprenditori – governativa per definizione – ha più volte caldeggiato un ingresso dello Stato nel capitale del gruppo come contrappeso alla predominanza dei soci francesi. In compenso Orsini è d’accordo con Tavares sulle cause della crisi dell’automotive: “Credo che sia purtroppo una delle ripercussioni delle scelte della precedente Commissione europea sul green deal. Il vero tema è lo stop al motore endotermico nel 2035: non vorrei che dia adito a qualcuno di non fare produzione in Italia”.

Qualche ora dopo la comunicazione di Stellantis ha replicato con frasi di circostanza: “Da parte nostra, porteremo sempre avanti con gli attori che condividono lo stesso obiettivo e i portatori di interesse un dialogo franco, rispettoso e trasparente, perché abbiamo a cuore la nostra impresa, i nostri colleghi e le nostre colleghe, la filiera produttiva e tutto il Paese, consapevoli del valore che Stellantis ha per l’Italia”. Tavares stando alla nota “ha offerto una spiegazione dettagliata e concreta della fase storica che la mobilità e il settore automotive stanno vivendo e della risposta di Stellantis a tutto questo. Il piano strategico di gruppo e il piano industriale elaborato per ogni stabilimento italiano sono le scelte concrete che Tavares ha comunicato lo scorso maggio alle organizzazioni sindacali”. La Lega ha voluto avere l’ultima parola diffondendo una sua nota: “Quanti miliardi di euro di tasse e sacrifici degli italiani hanno incassato negli anni questi signori? Loro si sono trasferiti all’estero, distribuendosi stipendi e dividendi milionari. Agli operai hanno lasciato la cassa integrazione ed allo Stato i problemi”.

Dopo l’audizione del manager i sindacati considerano rafforzate le ragioni dello sciopero generale nazionale dell’automotive con manifestazione a Roma, proclamato da Fim, Fiom e Uim per il 18 ottobre. Le tre organizzazioni non hanno voluto vedere Tavares che aveva proposto un incontro e il manager si è confrontato soltanto con Fismic, Ugl e Associazioni Quadri. Nell’incontro l’amministratore delegato ha parlato di anticipo alla fine del 2025 della produzione della 500 ibrida a Mirafiori prevista per il 2026.

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